Calcio Femminile

2023-24: NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI, L’ANNO ZERO DEL CALCIO FEMMINILE ITALIANO

Una piccola riflessione sui tanti problemi del calcio italiano emersi in questa estate

Stagione 2023-24: nella migliore delle ipotesi, sarà l’anno zero del calcio femminile italiano. L’annata in cui fare tabula rasa e ripartire da capo, con un nuovo volto per la Nazionale, cancellando gli ultimi fallimenti, e creando un campionato appetibile per gli investitori. Peccato solo che a due settimane dall’inizio, sul piatto non ci sia ancora nulla. L’immobilismo sembra immutabile, e all’orizzonte non si notano cambiamenti in arrivo. Ecco alcuni spunti di riflessione sull’attuale situazione.

1. CT: chi succederà a Bertolini?

Fonte foto: profilo Instagram Ufficiale Antonio Cincotta

Come riportato sul nostro profilo X, per la la panchina Azzurra concorrono due nomi. Sono quelli di Antonio Cincotta, che ha rescisso sensualmente con la Sampdoria al termine della Prima Fase, e Patrizia Panico, che ha lasciato la Fiorentina dopo il 4-2 contro la Juventus. Due profili che, rispetto ai nomi paventati inizialmente (Stramaccioni, Gautieri e Donadoni), il calcio femminile lo conoscono molto bene, e possono persino aiutare il rilancio, considerato che la Nazionale ha sin qui tenuto in vita il movimento italiano. Prima portandolo all’apice, con il raggiungimento dei Quarti di Finale al Mondiale 2019, e poi ad un repentino decadimento, dovuto agli ultimi risultati.

L’eco data dalla nazionale è stata sicuramente importante, che ha portato alla partnership con un broadcaster (nella fattispecie Timvision), che finalmente ha dotato la Serie A e le competizioni affiliate di visibilità e dignità, specialmente rispetto al recente passato. Il tutto ha poi contribuito all’introduzione del professionismo, che da un lato ha prodotto un miglioramento delle condizioni delle giocatrici, ma dall’altro ha generato una serie di problemi che di fatto hanno quasi cancellato i benefici.

1.1 I problemi del professionismo nel calcio femminile italiano

Sono diversi i problemi che sono derivati dall’introduzione del professionismo. Anzitutto, non si può nascondere che non sia stata una forzatura. Se l’acquisizione dei titoli sportivi (avviata nel 2015), aveva dato nuova linfa al calcio femminile italiano, il professionismo sembra averne tagliato le radici. Il secondo problema è stato voler dividere necessariamente il campionato in due “pacchetti”. Quello “in chiaro” per la trasmissione di una partita a settimana – in chiaro, ça va sans dire -, e quello “Pay“, per avere un abbonamento mensile.

A questo, vanno aggiunte le cifre ridicolmente alte richieste dalla Federazione per i diritti di cronaca. Certamente non il modo migliore per promuoverlo. Se giustamente la FIGC richiede soldi (e guai se non fosse così), dall’altro lato deve anche venire incontro alle esigenze di televisioni e altre piattaforme. Anche perché il calcio femminile, quantomeno per quanto riguarda il suolo italiano, non gode di grande interesse nel pubblico cosiddetto “generalista”.

In ultimo, il professionismo – allo stato attuale – è tutto fuorché un movimento sostenibile, e senza i club maschili, la Serie A a stento si reggerebbe in piedi. Da un lato, il budget delle squadre e le strutture all’avanguardia sono di vitale importanza per la crescita, ma ovviamente il romanticismo dei club interamente “al femminile” rischia di sparire, per quanto Como, Napoli e Pomigliano siano un bel faro nel buio.

2. Il caos Sampdoria

Fonte foto: pagina Instagram Ufficiale UC Sampdoria

Un altro dei temi che hanno tenuto banco in questa estate, è stato l’affaire Sampdoria. La nuova proprietà, dopo l’iscrizione, si è accorta che non aveva i fondi necessari per portare avanti un campionato di Serie B maschile competitivo, oltre alla salvezza in Serie A Femminile. Posta davanti ad una scelta, hanno optato per sacrificare la squadra femminile (e ti pareva). La reazione del pubblico però, ha spinto – o per meglio dire obbligato – gli investitori a cercare nuovi sponsor.

Tramite un comunicato ufficiale, la società blucerchiata aveva annunciato che la squadra avrebbe potuto partecipare alla prossima Serie A. Ad inizio settembre però, il pre-campionato non è stato ancora organizzato, nonostante un nuovo comunicato. Sicuramente la proprietà ha una bella gatta da pelare, considerando i debiti lasciati dalla disastrata gestione Ferrero. E va anche considerato che, allo stato attuale, gli introiti generati dalla formazione maschile sono imparagonabili, rispetto alle entrate delle Women.

Ma noi non possiamo scordare quella storica salvezza conquistata sul campo lo scorso maggio. Anche perché, è stato proprio grazie alla nuova cordata che le giocatrici hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo. Senza percepire stipendio da gennaio, con grande professionalità, le Doriane hanno mantenuto la categoria, con la speranza di poter continuare a giocare in Serie A con la maglia blucerchiata. Tant’è che le stesse giocatrici hanno poi espresso le loro preoccupazioni tramite una lettera.

3. I diritti TV: dove vedere la nuova Serie A?

Fonte foto: pagina Instagram Ufficiale AS Roma Women

Dopo il Mondiale, anche la Serie A sembra non trovare un broadcaster ufficiale. Se quantomeno i diritti in chiaro sono stati acquisiti dalla Rai, sul pacchetto Pay vige la notte più nera. E la FIGC è stata obbligata a prolungare la scadenza. A dimostrazione, se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, di quanto – nella maggior parte del calcio femminile italiano – l’interesse sia solo di facciata. Al primo fallimento (peraltro prevedibile), il voltagabbana è stato imbarazzante.

Se non altro, i deludenti risultati della Nazionale hanno fatto cadere le maschere, tra chi continua ad occuparsi con passione e dedizione al movimento, seguendo anche i campionati di altre nazioni, e chi invece ne ha approfittato per riversare il proprio odio, a lungo lasciato sopito. Ma la stessa Federazione e le società non possono non essere responsabili della situazione, stando quanto riportato da un articolo di Lfootball.

“In pole position c’è DAZN che, dopo aver acquisito in questi anni i diritti della Liga F, della NWSL, della Frauen Bundesliga e della UEFA Women’s Champions League, vuole consolidare i suoi investimenti nel calcio femminile anche con l’aggiunta della Serie A donne. La piattaforma di streaming non intende però investire per un solo anno ma chiede di poter acquisire i diritti della massima serie del calcio femminile italiano per almeno 3 o 5 anni. La FIGC però, in sintonia con i Club, ha deciso di voler optare per la vendita di una singola stagione. Probabilmente perchè dal prossimo anno si lavorerà a una lega professionistica anche per la Serie A femminile. Da qui l’esigenza delle società di non legarsi per più anni e poter lavorare dal prossimo anno con la costruzione di pacchetti forse più remunerativi.”

Lfootball: Serie A Femminile: nulla di fatto per i diritti TV del pacchetto Pay (10 agosto 2023)

Quindi, pare proprio un’occasione persa per sviluppare la crescita del movimento, per poi concentrarsi successivamente sulla crescita economica. Per non parlare della situazione relativa alla Serie B, nuovamente lasciata in disparte, senza sapere chi si accollerà i costi di trasmissione. DAZN ha acquisito Elevensports, di fatto cancellandolo, e ora per i club che si erano affidati all’applicazione per la trasmissione dei propri incontri, la situazione è grigia. L’unica che potrebbe occuparsi della trasmissione degli incontri è la stessa FIGC. All’estero, nel frattempo, Sporttotal.tv si occupa della diretta di tutte le 182 partite della 2. Frauen-Bundesliga tedesca, mentre oefb.tv trasmette tutta l’Admiral Frauen-Bundesliga austriaca, e una partita di Seconda Divisione, sempre femminile. The FA Player, a sua volta, prosegue con la trasmissione dell’intera Championship. Tutto ovviamente gratis.

4. La conclusione

È ormai impari il confronto tra l’interesse rivolto al calcio femminile italiano, e la crescita degli altri campionati esteri, seconde divisioni comprese. E soprattutto, è incredibile l’enorme differenza tra la salute degli altri movimenti, e della continua e costante promozione, e dell’Italia. Il nostro Paese rimane indietro su ogni aspetto, e se non si farà di tutto per tenere il passo delle altre Nazioni (e Nazionali, di conseguenza), fallimenti come quelli degli ultimi Europei e Mondiali diventeranno la costanza. Bisogna mettere gli interessi del movimento davanti a quelli puramente economici, altrimenti non ci sarà mai crescita, solo un lento stallo che non gioverà a nessuno. Per quello il 2023-24 sarà l’anno zero, quello che dovrà servire a rilanciare il movimento. Ora la palla va ai diretti interpreti.

Sebastiano Moretta

Appassionato di calcio femminile, F1 e ciclismo. Amante della storia dello sport, specialmente quella del calcio femminile.

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