Che Roberto Baggio sia stato uno dei migliori calciatori che il panorama calcistico italiano abbia mai conosciuto è sotto gli occhi di tutti. Il fuoriclasse soprannominato “Divin Codino” per la sua capigliatura, proprio in data odierna compie 55 anni: era il 18 febbraio del 1967 quando la futura stella venne al mondo, in un piccolo comune veneto di nome Caldogno. Proprio nel paese della provincia Vicentina Baggio iniziò a dare i primi calci al pallone, dimostrando fin da subito una differenza dai propri coetanei. Le qualità e la classe di quel piccolo Roberto non potevano essere messe in discussione, tanto che a soli 13 anni entrò a far parte delle giovanili del Vicenza, dove in tre stagioni si prese il palcoscenico con la realizzazione di 113 reti in 120 apparizioni: numeri che gli permisero il precoce, ma giustificato, esordio in prima squadra all’età di 16 anni, quando correva l’anno 1983.
Dopo aver passato due anni tra le fila del Vicenza nella vecchia Serie C italiana e un bruttissimo infortunio al legamento crociato del ginocchio, Roberto Baggio fece il primo vero e proprio salto di qualità nella stagione 1985/86, quando la Fiorentina acquisì il cartellino del giovane talento nonché futura promessa. L’esordio in Serie A arrivò proprio con indosso i colori Viola, in data 21 settembre 1986 contro la Sampdoria. Nei complessivi cinque anni al cospetto della Fiesole, il “Divin Codino” collezionò 136 presenze, condite da 55 reti e 24 assist. Dal 1990 al 1995, tuttavia, Baggio prese parte all’avventura più importante della propria vita calcistica, difendendo i colori della Juventus e, con essi, riuscendo a vincere Serie A, Coppa Italia e Coppa UEFA, oltre ad essere incoronato Pallone d’Oro nel 1993.
Lo score realizzato nei cinque anni torinesi parla chiaro: 200 apparizioni complessive sul rettangolo di gioco, riuscendo ad insaccare per ben 115 volte la palla alle spalle dell’estremo difensore avversario e fornendo 49 assistenze ai propri compagni. L’ultima esperienza degna di nota avvenne tra il 1995 e il 1997, quando Roberto Baggio decise di sposare la causa del Milan: nelle due stagioni in rossonero il fuoriclasse vicentino ha alzato al cielo il suo ultimo trofeo da professionista, ossia la Serie A del 1996. La carriera calcistica del “Divin Codino” terminò nel 2004, dopo aver vestito le maglie di Bologna, Inter e Brescia, città di cui divenne beniamino.
Sebbene la carriera di Roberto Baggio ha messo in luce tutto quello che è stato il proprio innato talento in mezzo al campo, c’è una ferita, ormai cicatrizzata, che purtroppo rimarrà indelebile nella vita calcistica del “Divin Codino”. Era il 17 luglio del 1994, in diretta dallo stadio Rose Bowl di Pasadena (negli States) si giocava la finale della Coppa del Mondo tra Italia e Brasile: entrambe le Nazionali si contendevano la quarta stella, quindi, chi avesse avuto la meglio sull’altro, sarebbe divenuto il Paese con più Mondiali di calcio nel palmares. Dopo 120 minuti al cardiopalma terminati sul risultato di 0-0, l’esito della gara venne rinviato alla sentenza dei calci di rigore.
L’Italia si fece trovare decisamente meno lucida degli avversari dagli undici metri, tanto che arrivati all’ultimo tiro tutto era nelle mani di Baggio: se il numero 10 degli Azzurri avesse fatto centro, allora le speranze della ciurma di Arrigo Sacchi sarebbero state ancora vive. Se, invece, il “Divin Codino” avesse fallito il proprio calcio di rigore, allora per la Nazionale tricolore non ci sarebbe stato più nulla da fare, con i verdeoro Campioni del Mondo. Roberto, mentre stava prendendo la giusta rincorsa, questo lo sapeva bene e, forse, proprio per una pressione davvero troppo elevata, sparò il pallone alle stelle, condannando l’Italia alla definitiva sconfitta. Questo fu, di fatto, l’episodio più rilevante della propria carriera, ma è pur sempre giusto ricordare che: “I rigori li sbaglia chi ha il coraggio di batterli”. Un mito come quello di Roberto Baggio non può, non deve e non verrà mai scalfito così.
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