ZERO A ZERO

Può un singolo elemento risultare così determinante anche senza avere un’influenza diretta sulle sorti di una partita di calcio? Può un singolo elemento esercitare un tale ascendente sui propri compagni di squadra al punto da farli over-performare ben oltre le loro capacità? Può l’abbandono di un singolo elemento essere così traumatizzante da andare a minare l’equilibrio e l’entusiasmo di un gruppo di giovani calciatori? Queste domande non possono che trovare risposta affermativa se il soggetto in questione risponde al nome di Zlatan Ibrahimovic.

La cura per un Milan ferito

Per tutti gli scettici che volevano sostenere testardamente come lo Scudetto vinto dal Milan, al netto di molti meriti, non fosse l’unione di una serie di fortunate e imprevedibili coincidenze, il ritiro dal calcio giocato del campione svedese ha evidenziato un dettaglio molto spesso ignorato: con Ibra – fuori o dentro il campo – si va ben oltre i propri limiti; senza di lui, i rossoneri – calciatori e non solo – tornano sul pianeta Terra. I meneghini sono una squadra solida, ben costruita, ricca d’organico e dall’età media piuttosto verde. Ciononostante, siamo ben lontani dal poterla definire una squadra di fenomeni o di campioni. Ed ecco che subentra la classe, la leadership, il carisma e l’esperienza del classe 1981. Con Ibracadabra si dà il 400% senza discussioni che tengano. O è così o è così. E anche il più modesto dei calciatori, d’un tratto, si trasforma in un fruttifero faticatore. Proprio per ovviare alle difficoltà tecnico-tattiche incontrate dai ragazzi di Pioli, la società, come riportato da La Gazzetta dello Sport, si starebbe attivando per riportare lo svedese alla corte del Diavolo in veste di membro dello staff, in modo tale da permettergli di avere una diretta influenza sulla rosa. Toccherà tornare a faticare per Calabria e soci. Altrimenti, saranno guai.