Siamo allo stadio Comunale di Bergamo, è il 24 gennaio 1990. Una data tristemente nota per i tifosi orobici. Infatti, quel giorno si gioca Atalanta–Milan di Coppa Italia ed è un pomeriggio freddo e nuvoloso come spesso accade da quelle parti durante i mesi invernali. Ciò non ferma i sostenitori neroazzurri, arrivati in massa per la gara che vale l’accesso alle semifinali della coppa nazionale, che, quell’anno, viene giocata con un regolamento piuttosto elaborato e per fortunatamente presto accantonato: la coppa nazionale presenta nell’edizione 1989-90 una formula inusuale, coi primi due turni ad eliminazione diretta e gara unica di sola andata, un gironcino da tre squadre e partite anch’esse di sola andata, quindi semifinali e finali andata e ritorno.
Atalanta e Milan sono inserite nel girone C col Messina e, dopo aver superato nei primi due turni rispettivamente Torres e Bari (gli atalantini), Parma e Cremonese (i rossoneri); l’Atalanta ha pareggiato 0-0 a Messina, mentre il Milan ha strapazzato 6-0 a San Siro i siciliani, ponendosi in vantaggio alla vigilia della gara decisiva di Bergamo in cui i nerazzurri hanno solo la vittoria a disposizione per passare il turno, mentre allo squadrone di Arrigo Sacchi basta anche il pareggio per accedere alle semifinali.
A guidare in panchina l’Atalanta c’è Emiliano Mondonico, regna il rispetto e timore da parte degli orobici, perché il Milan dell’epoca è la squadra più forte e completa del mondo, è campione d’Europa in carica e si avvia al bis continentale, oltre che in lotta pure per lo scudetto contro il Napoli di Maradona. Il Mondo si affida alla grinta dei suoi calciatori e alla spinta del pubblico, sperando anche che il super Milan possa vivere un pomeriggio di distrazione e, perché no, sottovalutare quell’impegno sulla carta abbordabile. Ma Bergamo è un campo complicato, lo dice anche Sacchi il giorno prima della partita, ricordando come l’Atalanta di Mondonico la stagione precedente abbia sbancato San Siro vincendo 2-1, mettendo alle corde i rossoneri.
La gara ha inizio e si svolge come da copione: l’Atalanta attacca a testa bassa, cercando di non scoprirsi, il Milan resta guardingo ad aspettare il momento buono per colpire. Al 41’, però, nel grigiore di una giornata invernale, c’è un lampo neroazzurro: Giorgio Bresciani, rapido attaccante atalantino, trova lo spunto giusto per battere Giovanni Galli e portare in avanti la sua squadra; con questo risultato la Dea è qualificata. Il colpo per il Milan è abbastanza forte, soprattutto perché i rossoneri non hanno messo in conto di andar sotto proprio alla fine del primo tempo ritrovandosi così a inseguire e a dover espugnare il fortino costruito da Mondonico.
L’Atalanta, forte dell’1-0, gioca la ripresa con intensità e attenzione, senza mollare un centimetro e senza concedere spazi ad un Milan che, col passare dei minuti, diventa sempre più nervoso, mentre i bergamaschi prendono ancora più fiducia. L’ingresso in campo di Daniele Massaro dice tutto: Sacchi vuole passare il turno e fa entrare “l’uomo della provvidenza”, colui che spesso e volentieri toglierà le castagne dal fuoco ai rossoneri, anche e soprattutto entrando a gara in corso.
Ad un soffio dal 90’, col Milan tutto avanti, Borgonovo stramazza centro dell’area di rigore avversaria e si contorce dal dolore richiamando l’attenzione generale. Il capitano dell’Atalanta, lo svedese Glenn Peter Stromberg, come si suol fare, calcia la palla in fallo laterale alzando pure un braccio per rendere più chiaro il suo atteggiamento: l’infortunio di Borgonovo non è grave e l’attaccante si rialza in fretta perchè, come tutto il Milan, non vuole far scorrere in fretta il cronometro.
Rijkaard batte la rimessa con le mani ed appoggia il pallone a Massaro che è lì accanto a lui sul lato corto dell’area di rigore; i calciatori dell’Atalanta sono fermi in attesa che i rossoneri restituiscano la palla mandandola sul fondo o appoggiandola lentamente al portiere come si fa di solito. L’attaccante, invece, ricevuta palla da Rijkaard, fra lo stupore di tutti, effettua un cross verso il centro dell’area dove c’è Borgonovo, che, pur ristabilitosi, è ignaro di quanto accaduto in precedenza poiché girato di spalle a riprendersi dal colpo subìto.
Il centravanti milanista si fionda verso il cross e il difensore bergamasco Barcella, preso alla sprovvista perchè si aspettava che il pallone tornasse in possesso neroazzurro, si aggrappa da dietro all’attaccante causando il calcio di rigore che l’arbitro Pezzella assegna fra lo spaesamento e l’incredulità generale. Il Milan non ha restituito la rimessa laterale sportivamente concessa da Stromberg, guadagnandosi un rigore in un modo che gli avversari ritengono senza ombra di dubbio una vergogna sportiva.
In campo accade veramente di tutto: Stromberg inizia a tirarne di tutti i colori a Massaro, mentre Borgonovo, pur non essendo a conoscenza dell’intera situazione, capisce che qualcosa di grave è successo. Il pubblico è inferocito e pure dalla panchina atalantina la tensione, l’amarezza e la rabbia esplodono incontenibili: le riserve dell’Atalanta sono quasi in campo, Mondonico invece ce l’ha col collega Sacchi e gli grida di ordinare ai suoi calciatori di sbagliare il calcio di rigore.
Franco Baresi, nel frattempo, si si avvia lentamente verso il dischetto, sotto una salve di fischi assordante a cui si unisce il coro dei giocatori dell’Atalanta che, con Stromberg in testa, gli grida di calciare fuori il rigore, anzi, lo svedese va anche oltre: “Se sei un uomo lo tiri fuori“, gli intima. Baresi si presenta sul punto della battuta; l’arbitro ha l’ordine a stento, ma ora sembra tutto pronto: il capitano del Milan, noncurante di quanto sta accadendo, calcia, implacabile, il rigore e spiazza Ferron, è 1-1 e al 90’ il Milan raggiunge quel pareggio che gli consente di qualificarsi alla semifinale.
Il caos a questo punto è totale: l’Atalanta perde la testa ed insulta a gran voce tutto il Milan, i cori sono eloquenti: buffoni, ladri, vergogna, nei confronti dei rossoneri che intanto accedono alla semifinale di Coppa Italia con l’1-1 finale e la classifica che recita: Milan punti 3, Atalanta 2, Messina 1. Nel sottopassaggio Mondonico e Sacchi vengono a contatto, il tecnico bergamasco è una furia e vorrebbe la ripetizione della partita, mentre l’allenatore milanista minimizza dicendo che i suoi calciatori non potevano fare altro. Qualcuno, negli anni, riporterà di calci alle natiche per Massaro.
Il post partita è, se possibile, ancora più squallido, sul fronte rossonero: il calciatore dell’Atalanta, Cesare Prandelli, afferma: “Signori si nasce, ricchi si diventa“, allontanandosi immediatamente dopo dai microfoni. Il team manager milanista Silvano Ramaccioni prova a giustificarsi: “Sbagliare il rigore? Ma non scherziamo, se Baresi lo avesse fatto si sarebbe configurato l’illecito sportivo“. Sibillino è anche Frank Rijkaard: “Noi siamo professionisti, se ci danno un rigore proviamo a segnarlo e non a sbagliarlo“, asserisce l’olandese.
L’Atalanta, in seguito, chiede che la partita venga rigiocata, ma Arrigo Sacchi non è d’accordo, mentre Silvio Berlusconi prova ad accontentare tutti ipotizzando il ritiro del Milan dalla Coppa Italia per consentire così l’automatica qualificazione dei bergamaschi, ma la Lega Calcio, ça va sans dire, si rifiuta di accettare. La squadra di Sacchi batterà successivamente il Napoli per poi perdere la finale contro la Juventus di Zoff.
Candido Cannavò, in un articolo dall’eloquente nome “La cafonata del mercoledì” uscito su La Gazzetta dello Sport, ha così descritto quanto successo in quella partita “[…] Mi pare che nel caso specifico ci sia una trasgressione quasi paradossale alle norme basilari della convivenza sportiva. […] Patetica mi sembra la ricerca di attenuanti. C’è, verificabile nel filmato, un contrasto impietoso fra l’immagine di Stromberg che calcia il pallone fuori dal campo […] e l’incredibile sequenza dei rossoneri che, anziché restituire il pallone, ne approfittano per piazzare il colpo di mano finale“.
Conclude così il pezzo l’indimenticato ex direttore de La Gazzetta dello Sport: “Affermata la natura del misfatto, nessuno può scordarsi che a peccare è stato quello stesso Milan che s’é costruita in Italia e nel mondo la fama di comportamento impeccabile. Questo Milan esemplare rimane come punto di riferimento assoluto. E noi continueremo a chiamarlo con il suo nome, come abbiamo fatto con la ‘cafonata’ isolata, incredibile e irripetibile di Bergamo“.
Altra finale tra Bitonto e TikiTaka Francavilla, che sono scese in campo al PalaFlorio di…
Nelle scorse settimane si sono giocate entrambe le semifinali della Serie A di futsal femminile,…
La Serie C Femminile chiude la stagione regolare lasciando spazio ai playout e alla finale…
Ore molto delicate per la Femminile Molfetta, al seguito di presunte dichiarazioni rilasciate da alcune…
La Serie C Femminile è a soltanto una giornata dalla conclusione del campionato, e sostanzialmente…
La finale più attesa nella storia della UWCL non ha deluso le aspettative. Barcellona e…