Ospite ai nostri microfoni Caterina Lucin, attaccante classe 1999 del Trento. Ecco le sue parole, tra passato, presente e futuro.
Caterina, cos’è per te il calcio? Qual è il tuo rapporto con questo sport?
“Per me il calcio è sinonimo di passione, un momento in cui posso esprimermi al 100% e sfogarmi. Il rapporto è però di amore e odio. Essendo parte centrale della mia vita, e tenendoci molto, se qualcosa in campo non è andato come sarebbe dovuto andare, da un lato mi crea rabbia e nervosismo. Dall’altro, mi dà “fame” di migliorare e di tornare subito in campo per allenarmi”.
Quale persona ha avuto grande influenza nella tua carriera fino a questo momento? Perché?
“Sicuramente la mia famiglia è stata fondamentale sin da quando ho iniziato a giocare. Da piccola hanno fatto molti sacrifici per riuscire a farmi allenare, e mi hanno sempre sostenuto anche quando le cose non andavano”.
Che ricordo hai del tuo “debutto” in campo con la tua attuale squadra? Cosa hai provato?
“Giocando sin dalle giovanili con la mia attuale squadra, non ho un ricordo preciso del primissimo debutto con questa maglia. Tuttavia, ho ben impressa la mia prima partita in Prima Squadra, dato che era la finale di Coppa Regionale, e a quel tempo avevo 14 anni. Ero sicuramente molto emozionata!”
Quale è il tuo ruolo preferito in campo? Come ti senti in campo?
“Mi piace giocare esterno sinistro a tutta fascia, con la possibilità di attaccare e difendere in contemporanea. Tuttavia, ho sempre voglia di imparare nuovi ruoli, quindi non mi dispiace giocare anche in altre posizioni”.
Quali sono i tuoi idoli calcistici?
“Non ho mai avuto un idolo preciso, cerco di prendere spunto dal meglio di molti giocatori che ricoprono il mio ruolo. Ciononostante, credo che Javier Zanetti sia sempre stato un punto di riferimento per me, sia per capacità calcistiche, sia soprattutto come giocatore a 360 gradi, e come persona in generale”.
Secondo te, qual è l’aspetto migliore dell’essere calciatrice? E quale è il comportamento, sia dentro sia fuori dal campo, che bisognerebbe tenere per essere una grande professionista?
“A mio parere, essere una calciatrice è un privilegio perché significa poter fare tutti giorni quello che mi piace di più, ovvero giocare a calcio. Sono consapevole che non tutte abbiano questa possibilità. Credo che per essere una grande professionista non si debba mai pensare di essere “arrivata”, ma che si debba sempre cercare di migliorarsi. Sicuramente anche l’atteggiamento fuori dal campo è importante; oltre a condurre uno stile di vita regolare, bisogna sempre tenere a mente che si rappresenta una società e che quindi si deve sempre tenere un comportamento adeguato”.
MapaSportsAgency: cosa hai pensato quando sei stata contattata? Quale è stata la tua prima impressione?
“Fin da subito mi ha fatto piacere essere stata contattata da MapaSportsAgency, anche perché consapevole che è una società seria e che già molte ragazze si erano affidate a loro. Mi ha dato subito una impressione di professionalità”.
Cosa ti ha spinto a scegliere MapaSportsAgency e cosa ti ha incuriosito di più? Cosa ti ha convinta?
“Ho scelto MapaSportsAgency in quanto mi ha colpito la loro serietà e professionalità ma nel contempo la loro umanità e capacità instaurare un rapporto con me. Hanno fin da subito accolto le mie esigenze e le mie aspettative e sono sempre disponibili a qualsiasi chiarimento”.
Cosa ti aspetti da MapaSportsAgency?
“Da MapaSportsAgency mi aspetto un sostegno per continuare la mia carriera calcistica e raggiungere ottimi traguardi”.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Sia fuori dal campo ma soprattutto dentro al campo?
“Sicuramente dal punto di vista calcistico il mio obbiettivo attuale è quello ci riuscire a continuare a giocare in Serie B. Credo che sia un ottimo campionato e che mi permetta sia di esprimermi sia di migliorare. Fuori dal campo invece a breve dovrei laurearmi”.
Ci aiuti a dare un calcio contro i pregiudizi? Contro la violenza sulle donne?
“A mio parere, fino a quando si continuerà a parlare di disparità di genere vi saranno sempre pregiudizi contro le donne, sia nel calcio che nella vita di tutti i giorni. Credo anche che la violenza sulle donne sia data dalla considerazione che hanno di loro alcuni uomini. Solo quando uomini e donne avranno gli stessi diritti e gli stesso doveri, questo problema sarà meno presente”.
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