Dopo 13 lunghi anni, l’Inter torna a giocarsi una semifinale di Champions League dopo aver eliminato il Benfica nei quarti di finale della competizione. La squadra di Simone Inzaghi, al netto di un campionato al di sotto delle proprie potenzialità, dopo la sconfitta contro il Monza è riuscita a centrare un obiettivo tanto prestigioso quanto inaspettato. Infatti appena concluso il sorteggio dei gironi di Champions League, in pochi avrebbero previsto una qualificazione della squadra nerazzurra, vista la presenza nel girone di due corazzate come Bayern Monaco e Barcellona. L’impressione è stata sin da subito di una squadra che cambia pelle in coppa, viste le tante difficoltà riscontrate in patria e le prove solide e mature disputate in Europa. Nonostante il traguardo raggiunto, nella partita di ritorno contro il Benfica ci sono state luci (molte) ed ombre (poche).
Nella partita di ritorno del quarto di finale tra Inter e Benfica sono tante le cose che hanno funzionato nella squadra di Simone Inzaghi. Infatti la Beneamata è stata brava a non pensare a difendere il risultato, ma bensì ad aggredire la squadra portoghese alla ricerca del goal del vantaggio, trovato con Barella dopo pochi minuti. L’Inter è riuscita ad impedire spesso e volentieri agli avversari di manovrare liberamente e di trovare le triangolazioni tra i giocatori di maggior qualità nelle loro file. Tra le cose che hanno funzionato c’è da segnalare anche una buona concretezza sotto porta, aspetto in cui la squadra milanese è carente nell’ultimo periodo, specialmente in campionato. Ottimo anche il fatto di aver comandato il match e di aver affermato di essere più forte del proprio avversario nel doppio confronto, sapendo soffrire ma pungendo gli avversari nei momenti più opportuni. Il Benfica è squadra che palleggia bene, a cui piace tenere il pallino del gioco in mano, mentre l’Inter sotto questo aspetto è riuscita a pareggiare il confronto, non facendosi sopraffare dagli avversari.
Negli aspetti da rivedere c’è invece un calo di attenzione da evitare, arrivato nel finale di partita. Anche se la qualificazione era ormai cosa fatta, per crescere di mentalità e fare quell’ulteriore step di crescita, sarebbe buona cosa non staccare la spina anzitempo rispetto alla fine del match. Da segnalare anche una disattenzione del duo Dumfries Darmian in occasione del goal dell’1-1 realizzato da Aursnes. Rafa ha crossato troppo liberamente, mentre Aursnes è riuscito a colpire di testa indisturbato in mezzo ai due giocatori interisti sopracitati.
Ad oggi, l’Inter è autrice di un percorso in Champions League assolutamente notevole. Infatti, è riuscita ad ottenere il passaggio del turno in un girone piuttosto complicato, definito da molti come “il girone della morte”. La partita che più rappresenta il percorso fatto, ad oggi, in Europa dalla squadra nerazzurra è sicuramente quella del Camp Nou, dove l’Inter era chiamata a non perdere per passare il turno (con successiva vittoria in casa contro il Viktoria Plzen) e lo ha fatto. 3-3 il punteggio finale, ma la squadra milanese ha anche comandato per due volte il match, oltre a sciupare l’occasione del 3-4 nel finale con Asllani. Coraggio, determinazione e convinzione nei propri mezzi, queste le caratteristiche della squadra di mister Simone Inzaghi in questa Champions League. Nonostante un sorteggio forse benevolo nella fase ad eliminazione diretta, la Beneamata ha giocato delle gare mature e da squadra forte (non grande squadra, visto qualche piccolo errorino commesso) contro Porto e Benfica, eliminando due squadre che nelle ultime stagioni avevano fatto molto male alle squadre italiane.
Ora, a livello mentale, l’ostacolo più difficile: il derby europeo contro il Milan. Affrontare un doppio derby in Champions League, specialmente se in palio c’è un posto in finale, porta via tantissime energie mentali. Per entrambe le squadre, l’esito di questo doppio confronto non deve cambiare la valutazione sul percorso svolto, anche se inevitabilmente determinerà l’umore dell’ambiente, in un senso e nell’altro.
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