Nel precedente capitolo, avevamo detto che spesso dietro una storia sportiva, c’è un retroscena molto più ampio. A volte inerente il passato della nazione di rappresentanza, in altri casi prettamente relativo al background dell’atleta, fatto di sacrifici non visti. Oggi analizziamo la storia di un’atleta che ha avuto diverse cadute e altrettanti trionfi. Si tratta di Carli Lloyd, che nella finale del Mondiale 2015, decise l’incontro in soli 16 minuti. Ma per arrivare alla consacrazione, ha dovuto lavorare tanto, e per due volte ha rischiato di vedere tutto svanire davanti ai suoi occhi.
Carli Lloyd nasce nella contea di Burlington il 16 luglio 1982. A 5 anni inizia già a giocare con il pallone, ma sarà poi il fratello a spingerla definitivamente verso questo sport. L’amore scoppia durante il match di apertura del Mondiale 1999, e sarà certamente rinfocolato dal successo finale degli USA. Gli anni del liceo sono quelli decisivi: le sue abilità tecniche e il controllo palla sono le qualità con le quali si fa conoscere. Ma sono le sue doti atletiche e caratteriali a non convincere l’allenatore dell’U21, all’epoca Chris Petruccelli. Il CT la esclude poiché non convinto, soprattutto della motivazione. La mazzata è talmente profonda che Lloyd decide di smettere, ma è il padre a rimetterla in carreggiata.
Come raccontano Uva e Gasparri in “Campionesse“, il genitore le procura una chiacchierata con James Galanis, un ex calciatore australiano, che le svolta la carriera. Il coach personale le promette che la aiuterà a diventare tra le calciatrici più forti al mondo, obbligandola ad un programma di allenamento molto rigoroso. La giovane giocatrice si trova così a vivere una vita impostata tra studio e duro lavoro, che però la rimette nel giro della Nazionale.
Promossa finalmente in Prima Squadra, Carli Lloyd dà il suo contributo personale sia alla qualificazione al Mondiale, per quanto alla Gold Cup del 2006 non vada a segno, sia al terzo posto finale (anche qui, senza segnare). La sua sostanza a centrocampo dà un’impostazione di gioco alla sua Nazionale. Sarà però all’Olimpiade 2008 che la classe 1982 mostrerà i frutti del costante lavoro. Dopo una sconfitta per 2-0 contro la Norvegia, gli USA affrontano il Giappone alla seconda giornata. Una sconfitta potrebbe già decretare l’eliminazione delle Americane, ma Lloyd al 27′ gonfia la rete di Fukumoto e rimette in carreggiata le sue. Gli Stati Uniti poi, nell’ultima giornata, superano 4-0 la Nuova Zelanda, accedendo così ai Quarti di Finale. Nella fase ad eliminazione diretta, la Nazionale a Stelle e Strisce regala un’altra delusione alle rivali del Canada, eliminandole 2-1 al supplementare. La vittoria in semifinale, ancora contro il Giappone – stavolta per 4-2 -, lancia gli Stati Uniti alla conferma dell’oro olimpico di Atene.
Solo il Brasile, finalista un anno prima al Mondiale, può opporsi allo strapotere statunitense, e la gara risulta abbastanza chiusa, tanto che occorrono i supplementari per deciderla. Al 96′, Carli Lloyd cerca di liberare di tacco Amy Rodriguez, che però viene chiusa dalla difesa. Riprende la stessa Lloyd, che si libera al limite e spedisce un violento sinistro che batte il portiere brasiliano. È il gol decisivo, poiché nei minuti successivi le verdeoro non riusciranno a pareggiare. La numero 11 – questa la sua scelta all’epoca -, regala così il terzo oro olimpico agli Stati Uniti.
Il 2010 è un anno particolare per gli USA. Nella CONCACAF Championship, valevole per la qualificazione diretta al Mondiale dell’anno successivo, la Nazionale Americana – dopo un’ottima fase a gironi (in cui Carli Lloyd va peraltro a segno su rigore nel 9-0 contro il Guatemala) – cede al Messico in semifinale. In quella partita, la centrocampista classe ’82 va nuovamente a segno, stavolta al 25′, inframmezzando le reti di Maribel Domínguez al 3′ e di Verónica Pérez al 26′. Nonostante gli ultimi 20 minuti all’attacco totale, le Statunitensi devono arrendersi per 2-1, e sono costrette al playoff intercontinentale contro l’Italia. Ben va loro che Morgan al 94′ sblocchi la gara di Padova, rendendo il ritorno più facile, cosicché la squadra degli USA possa qualificarsi al Mondiale tedesco.
Come già raccontato, gli Stati Uniti accedono alla finale dopo un cammino non semplice, superato grazie alla grande forza della squadra. Qua però, il destino sceglie il Giappone come vincitrice, soprattutto dopo una gara in cui le americane vengono rimontate per ben due volte, tra i regolamentari e i supplementari. Ai rigori, nella seconda serie, Carli Lloyd ha l’ingrato compito di rimediare al penalty di Boxx, respinto dal portiere. La numero 10, andata già a segno con la Colombia ai gironi e nella lotteria contro il Brasile, posiziona palla sul dischetto con relativa sicurezza. La rincorsa è buona, ma la posizione del corpo punta in alto. La calciatrice mette troppa potenza nella conclusione, e spedisce così il rigore in curva, per un errore piuttosto grave per una del suo calibro. Alla fine, le giapponesi trionfano per 3-1 (dopo il 2-2 dei supplementari). Tanto duro lavoro gettato con un singolo errore.
La rivincita di Carli Lloyd si concretizza nella finale del Mondiale 2015, ma prima c’è un lungo percorso, che coinvolge anche l’Olimpiade di Londra 2012, e nuovamente il Giappone. Lloyd non è una donna che si lasci abbattere facilmente, specie dopo quanto lavorato duro, e si rimette immediatamente in carreggiata. Ai giochi della XXX Olimpiade, va a segno per ben due volte nel girone, ma è nelle ultime decisive partite, che inizia ad essere veramente premiata per il suo duro lavoro. Nella Partita del Secolo contro il Canada, la numero 10 fornisce l’assist ad Alex Morgan per il 4-3 definitivo. In finale poi, Lloyd va a segno all’8′ di testa, un ottimo inserimento su cross di Heath da sinistra, poi raddoppia al 54′ con un’azione personale, in cui salta due avversarie e poi conclude dal limite in diagonale, battendo il portiere giapponese alla sua destra. E si arriva così al Mondiale 2015.
Nella fase a gironi, la calciatrice americana non segna, ma fornisce lo stesso un aiuto per la qualificazione agli Ottavi. Nella fase ad eliminazione diretta, la classe 1982 si scatena: segna su rigore alla Colombia, decide il Quarto contro la Cina, si ripete su rigore (stavolta con la Germania), e conduce le sue alla finale, dove trovano ancora una volta il Giappone. Ma il lavoro di Lloyd ha solamente avuto inizio. Nella gara del BC Place (Vancouver), la numero 10 dà una lezione di calcio che difficilmente sarà dimenticata. Al 3′ segna di esterno sinistro, irrompendo su angolo da destra di Rapinoe, poi al 5′ raddoppia da pochi passi di piatto destro, sfruttando una difesa spiazzata da una deviazione di Johnston.
Dopo la rete di Holiday al 14′, ecco che Carli Lloyd tira fuori il coniglio dal cilindro, che di fatto chiude il Mondiale 2015. Appena oltre al 15′, in situazione di ripartenza, la giocatrice si trova sulla linea mediana del campo. Alzando lo sguardo, nota il portiere fuori dai pali, e decide di calciare. La sfera vola verso la porta, con Kaihori che viene tagliata fuori; dopo un tocco sul palo, ecco che il pallone rotola in rete per il 4-0. Un gol da urlo, pazzesco, tanto che qualche utente del web ne approfitta per modificare la pagina su Wikipedia della calciatrice. Carli Lloyd, da lì sino al fischio finale, sarà nominata “Presidente degli Stati Uniti d’America“. La finale si chiuderà poi sul 5-2, e gli USA tornano così sul tetto del mondo. Per Lloyd, la definitiva consacrazione dopo una vita di duro lavoro, che alla fine, come sempre, ha ripagato.
Altra finale tra Bitonto e TikiTaka Francavilla, che sono scese in campo al PalaFlorio di…
Nelle scorse settimane si sono giocate entrambe le semifinali della Serie A di futsal femminile,…
La Serie C Femminile chiude la stagione regolare lasciando spazio ai playout e alla finale…
Ore molto delicate per la Femminile Molfetta, al seguito di presunte dichiarazioni rilasciate da alcune…
La Serie C Femminile è a soltanto una giornata dalla conclusione del campionato, e sostanzialmente…
La finale più attesa nella storia della UWCL non ha deluso le aspettative. Barcellona e…