“It’s just like watching Juve“. È come guardare la Juve. Cantano spesso i tifosi inglesi del Notts County quando gioca la loro squadra. Un coro, una frase che racchiude una delle storie d’amore più lunghe e belle della storia del calcio, quella tra la Juventus ed il Notts County. Due club che hanno incrociato la loro storia 120 anni fa quando ai bianconeri serviva una maglia ed i Magpies tesero loro una mano. Non ci sarebbe Juventus senza Notts Conty.
Tutto parte dai quei ragazzi del liceo classico Massimo D’Azeglio. Quelli che si incontravano sulla celebre panchina all’incrocio tra Corso Duca di Genoa e Corso Vittoria Emanuele II. Ragazzi affascinati dal nuovo sport di origine britannica, avevano l’obiettivo di divertirsi e di giocare a “football” in Piazza d’Armi. Così nel 1897 quegli stessi ragazzi decisero di fondare “per gioco” la Juventus. I giovani padri fondatori del club disponevano, in virtù della loro giovane età, di capitali modesti da poter investire, così attuarono una politica di risparmio che venne applicata anche alle magliette. Si optò dunque per il tessuto più economico disponibile, il percalle di colore rosa.
Gli anni passarono ed il “football” passò dall’essere un semplice divertimento a vero e proprio sport professionistico. Iniziarono ad aumentare anche le gare disputate dalla Juventus, che stava pian piano affacciandosi alle prime competizioni ufficiali. A risentire di tutte queste partite furono principalmente le maglie vestite dai giocatori che, fabbricate con materiale scadente, avevano iniziato a logorarsi pesantemente. Fu l’allora mezz’ala di centrocampo, nonché imprenditore nel campo tessile, Gordon Thomas Savage primo giocatore straniero nella storia della Juventus, a suggerire fortemente un cambio di casacca. Savage dunque decise di contattare un suo amico inglese, commerciante di Nottingham, per farsi consegnare delle divise “più mascoline” di colore rosso come quelle del Forest. Allegando alla richiesta, come prova, una delle maglie juventine.
Ed è qui che entrò in gioco il destino, non si sa se il colore rosa ormai sbiadito e quindi tendente al bianco o la scarsa disponibilità di divise rosse, a Torino si videro consegnare delle maglie a strisce bianche e nere come quelle dell’altra squadra di Nottingham, il Notts County. All’inizio fu complicato per la squadra accettare quei colori freddi, lontani dalla vitalità giovanile propria del carattere juventino ma l’imminenza del campionato pose fine alle incertezze. E il resto e storia.
“Da quando il Notts ha dato alla Juventus le sue strisce bianche e nere nel 1903 c’è stata una vera storia e affinità tra i club“. A testimonianza di ciò, nel 2011 quando la Juventus inaugurò lo Juventus Stadium, decise di invitare proprio il Notts County per la parita inaugurale. Nel 2019 fu invece la Juventus a correre in soccorso del club inglese. I Magpies infatti erano in profonda crisi economica e chiese indietro il favore alla Vecchia Signora. “Che gesto fantastico sarebbe se 116 anni dopo, potessero restituire il favore“. scrissero gli inglesi. E la Juventus non si tirò indietro. I bianconeri chiesero ad Adidas di intervenire, lo sponsor tecnico chiamò allora i Magpies offrendosi di fornire le maglie. Sfortunatamente il Notts County aveva un accordo con Puma e per evitare ulteriori problemi non poterono accettare indietro il favore. Nonostante le storie dei due club siano totalmente agli antipodi, l’amore, la stima e la passione per il calcio che unisce queste due tifoserie e queste due storiche squadre non morirà mai. Dopotutto chissà dove sarebbe oggi la Juventus senza il Notts County.
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