Il terremoto causato dal caso plusvalenze che ha nuovamente scosso il calcio italiano, dopo quanto accaduto nel 2006 con Calciopoli, sembra ben lontano dalla conclusione. Il 20 gennaio 2023 la Corte Federale d’Appello ha sanzionato la Juventus con 15 punti di penalizzazione da scontare durante la stagione in corso e l’inibizione di 11 dirigenti. Secondo quanto scritto dalla Corte d’Appello FIGC. “La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione”. Nello specifico, l’illecito starebbe: “Nelle intercettazioni confessorie e interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.
Poco prima del fischio d’inizio del derby della Mole che l’ha vista protagonista, la Juventus ha depositato il ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI, come riportato da Adnkronos. Questa richiesta avviene in seguito ai 15 punti di penalizzazione. Le ipotesi sono due: annullare o confermare la sentenza oppure rinviare il giudizio alla Corte. Difatti il Collegio di Garanzia del CONI può esprimersi nella forma e non nel merito. Solo successivamente, i bianconeri potranno ricorrere al TAR del Lazio, perciò al Consiglio di Stato. Il fulcro della questione, in Appello, sarà l’ammissibilità. I legali dei bianconeri sostengono che sarebbe stato superato il limite temporale stabilito dalla giustizia sportiva per la presentazione della richiesta. Il pm Chiné ha firmato l’istanza il 22 dicembre mentre la documentazione sarebbe stata ricevuta dalla Federcalcio il 27 ottobre e non il 24 novembre. Più di trenta giorni dopo, quindi oltre i termini previsti.
Ad esporsi in merito al caso plusvalenze sono stati anche gli avvocati della Juventus, mettendo in dubbio la lettura delle intercettazioni. In primo luogo, nella memoria difensiva dei legali bianconeri si parla della conversazione del 29 luglio 2021 tra Cherubini e Paratici. I difensori sostengono che se si ascolta il dialogo integrale, emerge chiaramente la natura tecnica della questione e l’assenza di un intento doloso. Ciò è in totale antitesi rispetto a quanto sostenuto dall’accusa. In seconda istanza, il club vorrebbe capire il motivo per cui solo loro hanno ricevuto una penalizzazione così severa. In particolare, comprendere il motivo per cui altre società coinvolte non abbiano ricevuto lo stesso trattamento.
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