Siamo nel 2023, e ancora oggi una donna non può sentirsi libera di sfruttare il proprio corpo. Qualunque cosa faccia, è sempre essere soggetta ad una valutazione di stampo maschilista. Lo si è visto chiaramente al recente Europeo, quando Chloe Kelly – al 116′ – ha regolato la Germania in finale, e nella gioia dell’esultanza, ha tolto la maglia per festeggiare. Un gesto molto comune nel calcio maschile, ma a quanto pare, in quello femminile, non viene visto come un normale festeggiamento, ma come qualcosa di scandaloso. E a quel punto, il paragone con l’esultanza di Brandi Chastain al Mondiale del 1999, è stato immediato.
Brandi Chastain, all’epoca, era una delle calciatrici più duttili della nazionale statunitense, capace di coprire più ruoli tra difesa e centrocampo, e all’occorrenza attacco, come nell’aprile del 1991. Quel giorno, Stati Uniti-Messico valeva l’accesso al primo mondiale, e il CT la schierò al posto di un’attaccante. Chastain non solo si trovò a suo agio nel ruolo, ma realizzò addirittura 5 gol, contribuendo al 12-0 finale che mandò gli USA al Mondiale. Erano dunque rari i suoi errori, ma ce ne fu uno, in particolare, che pesò su di lei. Nel 1999, alcuni mesi prima del Mondiale, Brandi Chastain giocò la finale dell’Algarve Cup contro la Cina, ed entrambe inseguivano il primo successo nella competizione. Sul punteggio di 1-1, il portiere cinese stese Mia Hamm, concedendo un rigore alle americane. Dal dischetto andò proprio Chastain, che però spedì il tiro sopra la traversa. Al 65′, la rete di Jin Yan consegnò il 2-1 alla Cina, che vinse così la sua prima Algarve Cup. Alle asiatiche, la vittoria contro gli USA mancava dal 1993.
Nel primo mondiale a 16 squadre, le Statunitensi furono qualificate di diritto in quanto organizzatrici della manifestazione. La Cina, invece, dovette conquistarsi il diritto sul campo, dominando comunque il Girone B del gruppo asiatico. Nella fase a gruppi, gli USA vinsero agilmente il Girone A con 9 punti, davanti alla sorprendente Nigeria, battuta comunque 7-1 dalle americane alla seconda giornata. Stessa sorte per la Cina nel Girone D, anch’essa vincente a punteggio pieno, davanti alla Svezia, battuta 2-1 in rimonta alla prima giornata.
Ai Quarti di Finale, la Cina superò la Russia 2-0, mentre le Statunitensi ebbero vita difficile contro la Germania. Chastain segnò subito, però nella propria porta, e alla fine del primo tempo, le Teutoniche conduceva 2-1. La paura di non riuscire a vincere in casa propria, tirò fuori il carattere delle americane. Chastain segnò ancora, stavolta nella porta tedesca, e poi Fawcett perfezionò la rimonta. In semifinale, gli Stati Uniti si imposero 2-0 sul Brasile, mentre la Cina annichilì la Norvegia 5-0.
E quella di Pasadena fu la classica finale in cui, comunque fosse andata, la storia avrebbe messo il suo zampino, incidendo sul destino, dello sport e non solo. Davanti ai 90mila spettatori del Rose Bowl, USA e Cina diedero vita ad un incontro ad alto ritmo, seppur con poche occasioni. All’8′, fu proprio Chastain ad avere la prima chance, su calcio di punizione di Hamm. Il suo colpo di testa però, terminò largo. La Cina si rese pericolosa dopo la mezz’ora. Al 35′, un calcio di punizione di Sun Wen finì sul fondo, poi Pu Wei non trovò di poco la rete, con un tiro in diagonale.
Nel secondo tempo, al 57′, Mia Hamm spedì un cross che toccò la parte alta della traversa, poi Jin Yan andò vicina al gol con una spizzata di testa.
L’evento che cambiò il match arrivò al 92′: Scurry, portiere degli USA, del tutto involontariamente, stese Akers, sua compagna di squadra, obbligando l’allenatore a sostituirla. E la dinamica della partita cambiò, con le cinesi che al 100′ sfiorarono la rete del vantaggio. Prezioso in quel caso, il piazzamento di Overbech sulla linea, che salvò sul colpo di testa di Fan Yunjie. Di fatto, fu l’ultima occasione rilevante. Per una pura coincidenza, la prima finale del Mondiale femminile terminata ai rigori si disputò nello stesso stadio in cui era avvenuto lo stesso per il calcio maschile. Anche la finalina per il terzo posto del mondiale 1999 terminò ai rigori, rendendo il Rose Bowl lo stadio dei tiri dal dischetto assicurati.
I calci di rigore seguirono lo stesso copione dei tempi regolamentari e supplementari: tanto equilibrio, e spazio alle storie delle singole calciatrici. Xie Huilin trasformò il primo per la Cina, imitata da Overbeck, Qui Haiyan e Fawcett. Liu Ying, incaricata del terzo rigore, concluse centralmente, trovando la respinta di Scurry. Lilly invece trasformò il proprio penalty. Stesso discorso per Zhang Ouying, Hamm e Sun Wen. Il destino del Mondiale 1999 finì dunque tra i piedi di Brandi Chastain. La giocatrice aggiustò il pallone sul dischetto, fece alcuni passi indietro, prese la mira e sparò alla sinistra del portiere, che non poté farci nulla. Il difensore vendicò così la finale di Algarve Cup. Gli USA vinsero così il secondo mondiale.
Immediatamente dopo la trasformazione, Chastain si tolse la maglia e si inginocchiò, urlando in preda all’emozione, festeggiando poi assieme alle compagne, sempre con la maglietta in mano. Qualche fotografo la immortalò sul dischetto, creando così l’immagine più iconica del calcio femminile dell’epoca. La foto fu pubblicata in prima pagina da diverse riviste, come Sport Illustrated, facendo il giro del mondo. Quando fu il momento di scrivere la propria autobiografia, Chastain la intitolò “It’s not about the bra“, cioè “Non riguarda il reggiseno“. Fu dunque un’esultanza quasi rivoluzionaria, e rivederla all’Europeo 2022, con i suoi corsi e ricorsi storici, è stato sicuramente emozionante. Chissà se al prossimo Mondiale potremo aggiungere un altro festeggiamento storico alla lista.
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