In un periodo dove il buio si è prepotentemente impossessato del calcio italiano, c’è qualcuno che prova a farsi spazio tra le nuvole scure per permettere alla luce del Sole di poter tornare a illuminare almeno parzialmente il futuro dell’Italia: Luciano Spalletti da Certaldo. Il tecnico toscano, recentemente subentrato al dimissionario Roberto Mancini, ha ufficialmente dato inizio al nuovo ciclo della selezione italica, reduce dalle due gare valide per le qualificazioni agli Europei del 2024 contro Macedonia del Nord e Ucraina.
Il battesimo contro i balcanici non avrà di certo fatto dormire sogni tranquilli all’ex Napoli, visto il raccapricciante risultato di 1-1 contro un avversario evidentemente modesto. Il primo gol del nuovo corso azzurro porta la firma del laziale Ciro Immobile, nel frattempo scelto dal c.t. come nuovo capitano della compagine italiana. Già in questa occasione, i tifosi del Napoli si saranno commossi a rivedere lo stile di gioco che tanto ha influito sulla vittoria partenopea dello scorso campionato: possesso palla e pressing alto sul portatore avversario. Nonostante questo, il gol su punizione di Bardhi ha risvegliato quel senso di nausea che in quel marzo 2022 ci ha estromessi nuovamente dai Mondiali. Quando si dice “vedersi (ri)rifilata una pera“. Dalla Macedonia.
Nonostante costituisse solamente il secondo test, la gara con l’Ucraina si poteva considerare già come una prova da dentro o fuori: “errare umanum est, perseverare autem pericolosum“. Fortunatamente, la missione è stata completata positivamente sebbene “a metà”. Il primo tempo contro gli ucraini è stato un assolo a tinte azzurre. Un dominio. Un massacro. Di quelli dove gli avversari sperano solamente di portare a causa una sconfitta onorevole. Possesso palla 70% a 30% e occasioni da gol a non finire. Eppure, la vena sprecona degli uomini di Spalletti ha tenuto in bilico una partita che poteva finire con un risultato assai ampio. Nel secondo tempo, noia e solo noia. Solo qualche tentativo sbilenco in chiusura dei padroni di casa ha portato un pochino di brio ai minuti finali. Nonostante questo, la parola d’ordine era vincere. E si è vinto. Del resto (per ora) ci importa poco: giudizio sospeso.
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