Marta Vergani, difensore classe 1997 del Real Meda, ci ha raggiunto ai nostri microfoni. Una lunga chiacchierata, tra passato, presente, futuro, e con focus sui risultati conquistati con la Nazionale.
La tua carriera è cominciata a Meda e sta proseguendo in questa squadra. Cosa ti lega di più a questa società?
“Ovviamente avendo iniziato la mia carriera a Meda e avendo trascorso li molti anni, probabilmente la cosa che mi lega di più a questo club sono le persone che ho conosciuto e che tuttora fanno parte di questa società”.
La scelta di tornare al Real Meda dopo l’esperienza al Como, da cosa è stata dettata? Hai avuto supporto dalla tua agenzia?
“La scelta di tornare a Meda, supportata dalla mia agenzia, è stata dettata da molti fattori, riflettendo un po’ su tutto in generale e non solo sul calcio, con la possibilità di riprendermi al meglio dopo l’infortunio che ho avuto e l’occasione di poter aprirmi nuove strade anche in ambito lavorativo”.
Con la Nazionale hai conquistato due terzi posti, entrambi nel 2014. Parliamo di quello dell’Europeo. Che esperienza è stata? Cosa ricordi di più? E poi un altro terzo posto, quello al Mondiale in Costa Rica.
“Premettendo che indossare la maglia della Nazionale è sempre un grande onore, per me l’esperienza del bronzo europeo e del bronzo mondiale sono stati momenti bellissimi e indimenticabili. Soprattutto per le compagne, per l’esperienze vissute, le emozioni che abbiamo provato e fatto provare e naturalmente per i risultati raggiunti. Sia all’europeo sia al mondiale, abbiamo vissuto un’avventura da vere professioniste. Lì ogni giorno lo vivevamo al meglio. Con allenamenti, riunioni tecniche, video analisi… cercavamo sempre di arrivare alla partita con la giusta preparazione, sia mentale che fisica. Andavamo in campo per dare il massimo, con la voglia di vincere, con la grinta e la determinazione che ci avevano sempre distinte”.
C’è qualche rimpianto? Qual è stato il momento più emozionante?
“Di ricordi ne ho tanti e il momento più emozionante penso sia stata la vittoria ai rigori nella finale terzo-quarto posto contro il Venezuela. Tuttavia, istanti indimenticabili sono stati anche quelli di aver tirato il rigore decisivo sia contro l’Inghilterra (per accedere al mondiale) sia contro il Ghana (per accedere alla semifinale), perché in quel momento avevo sulle spalle una grossa responsabilità, ma sapevo che tutte le mie compagne, il mister e lo staff riponevano la loro fiducia in me. Riguardo ai rimpianti, per quelle esperienze, non ne ho. Anzi, diciamo che nessuno si aspettava più di tanto dalla nostra nazionale, quindi avendo raggiunto un obbiettivo storico arrivando sul podio ai Mondiali, direi che si può solo essere fieri di quello che abbiamo conquistato, dimostrando che il calcio femminile può essere bello come qualsiasi altro sport”.
Il tuo ruolo in campo è terzino. È stata una scelta “naturale”, oppure un allenatore (o un’allenatrice) ha intravisto in te le qualità per giocare in quella zona del campo?
“Fin da piccola, al contrario di molti ragazzini a cui attrae il giocare in attacco per poter fare goal, a me è sempre piaciuto di più difendere e impedire agli altri di segnare. Quindi, direi che è stata si una scelta naturale, ma che poi è stata consolidata dalla decisione dell’allenatore di vedermi in quella posizione”.
C’è un modulo nel quale ti senti più a tuo agio? Preferisci essere il braccetto nella difesa a 3, oppure prediligi una difesa a 4?
“Se dovessi scegliere, direi che il modulo che prediligo è quello con una difesa a 4, ma penso che questa mia scelta sia dettata principalmente dal fatto che ho giocato molte più partite con questo assetto di gioco.Tuttavia, ritengo anche che la difesa a 3 sia un buon modulo, perché mostra comunque dei vantaggi rispetto ad una linea a 4”.
Cosa ti resterà dell’esperienza al Como, oltre la promozione e la successiva salvezza in Serie A?
“Ovviamente gli anni passati a Como sono stati un’esperienza indimenticabile e oltre i successi ottenuti sul campo penso che la cosa che mi rimarrà di più sono i legami che si sono venuti a creare con tutte le persone della squadra”.
Qual è per te il momento più importante della tua carriera?
“In realtà a questa domanda non saprei rispondere, perché ci sono stati molti momenti importanti nella mia carriera, sia in positivo che in negativo. Penso che ogni esperienza che ho vissuto, mi è servita per imparare qualcosa e che quindi non ci sia stato un momento più importante di un altro. Ma che tutti questi, mi hanno portato ad essere la persona che sono ora”.
Quali altre esperienze vorresti provare in futuro?
“Prima di tutto togliermi delle soddisfazioni con questa squadra e poi, magari, tornare a giocare in un campionato di Serie A”.
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