Come spesso capita, il cambio di casacca può comportare molti problemi ai giocatori che decidono di abbandonare la squadra di riferimento per trasferirsi altrove. Le difficoltà di ambientamento, il cambio di abitudini e di ritmi non fanno altro che complicare questa fase di transizione. Questi problemi risultano poi accentuati nel momento in cui si verifichino in tarda età. L’eccessiva cristallizzazione in una determinata squadra per un lasso di tempo non indifferente non giova ai calciatori che decidono di cambiare aria. A maggior ragione, questo deficit si percepisce in maniera più incisiva quando il trasferimento avviene tra una compagine di piccole-medie dimensioni ed una di maggiore ambizione. In questo senso, non si può non citare il rendimento di Andrea Belotti. Il giocatore bergamasco, dopo ben 7 anni, ha deciso di svestire la maglia del Torino in favore di quella della Roma. Purtroppo, però, i risultati fin qui raccolti all’ombra del Colosseo non hanno minimamente giovato a Il Gallo, il quale rischia seriamente di non vedersi riconfermato.
Dopo le sette stagioni disputate con la maglia del Torino, Andrea Belotti decide di non rinnovare il contratto con i granata, rimanendo svincolato. Ad assicurarsi le prestazioni de Il Gallo è la Roma, con la quale sottoscrive un contratto annuale con opzione di prolungamento. Arrivato alla soglia dei 30 anni, la punta bergamasca ha deciso di mettersi alla prova e di misurarsi con una squadra di più alte ambizioni. L’idea di poter giocare le coppe europee e di potersi mettere a disposizione di un allenatore come José Mourinho avrà certamente contribuito ad accettare la destinazione. Purtroppo per lui, i risultati fino a questo momento sono impietosi. In 26 partite complessive, l’ex Palermo ha trovato la via del gol solamente in tre occasioni: contro l’HJK Helsinki ed il Betis Siviglia in Europa League e contro la Cremonese in Coppa Italia. In Serie A, invece, il tabellino recita ancora zero marcature. Molteplici le cause che hanno impedito al campione d’Europa di imporsi nella Capitale. In primo luogo, il trauma di essersi trasferito in una squadra di prima categoria dopo un’eccessiva fossilizzazione in una compagine di ambizioni più modeste. In secondo luogo, oltre a qualche piccolo guaio fisico, una continuità di impiego non sempre esaltante. Spesso, infatti, all’ex capitano granata sono stati concessi pochi spezzoni di partita. Troppo pochi per incidere. La sua permanenza nei capitolini adesso traballa in maniera preoccupante, e questi ultimi mesi di stagione chiariranno definitivamente la sua posizione.
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