Il giorno degli innamorati porta con sé anche la memoria della scomparsa di una delle figure più interessanti della storia del calcio, stiamo parlando di Nándor Hidegkuti, una delle stelle dell’Aranycsapat degli anni cinquanta, l’Ungheria di Gusztáv Sebes. In campo rivestiva il ruolo di centravanti arretrato, una delle novità tattiche dell’epoca: il falso nueve di oggi, con 70 anni d’anticipo. Arretrando di una quindicina di metri il suo raggio d’azione, le difese dell’epoca, abituate a ruoli molto fissi e alle marcature a uomo, vanno nel pallone di fronte a un centravanti che parte da così lontano e partecipa alla manovra.
L’Ungheria diventa pressoché imbattibile: vince l’oro olimpico a Helsinki nel 1952 e la Coppa Internazionale nel 1953. Nello stesso anno, infligge una storica lezione ai maestri inglesi inventori del calcio, battuti 6-3 nel mitico stadio di Wembley con una tripletta proprio di Hidegkuti. È la partita del secolo: nessuna nazionale del continente aveva mai vinto in Inghilterra. L’anno dopo, l’Ungheria umilia ancora gli ormai ex maestri battendoli 7-1 a Budapest in quella che doveva essere una rivincita. La leggenda della squadra d’oro si infranse solo al Mondiale del 1954: infatti i Mighty Magyars condussero un torneo pressoché perfetto ma persero poi la finale contro la Germania Ovest nell’incontro noto come Miracolo di Berna.
A Firenze arrivò appena trentottenne, nel novembre del 1960, ingaggiato come allenatore dal presidente Befani. Dopo iniziali difficoltà, con lui in panchina la squadra viola inaugurò una stagione di successi: conquistò la Coppa delle Coppe superando il 27 maggio del 1961 i Rangers Glasgow per 2-1 a Firenze; i viola avevano vinto per 2-0 anche la gara d’andata in Scozia, entrando nella leggenda come i Leoni di Ibrox. Un risultato storico non solo per il club gigliato, ma anche per l’intera Italia calcistica. Infatti, per la prima volta, una squadra italiana si era imposta in una competizione internazionale. L’11 giugno dello stesso anno arrivò anche la Coppa Italia, grazie al successo per 2-1 sulla Lazio.
Dopo le dimissioni del presidente Befani e l’insediamento al vertice della società di Longinotti, Hidegkuti venne confermato in panchina anche per il campionato 61-62. La Fiorentina, dopo aver conteso a lungo il primato al Milan, finì terza, un risultato considerato, allora, deludente. Il cammino in Coppa delle Coppe fu, però, esaltante e a maggio la squadra gigliata ebbe la possibilità di bissare il trionfo europeo. La prima finale secca, disputata a Glasgow, contro l’Atletico Madrid si concluse sull’1-1. Il regolamento prevedeva la ripetizione della gara che fu giocata pochi giorni dopo a Stoccarda e terminò con una cocente sconfitta per 3-0. Così Hidegkuti fu licenziato e si trasferì al Mantova. Alla fine della sua esperienza italiana, l’ungherese ha continuato ad allenare in tutto il mondo fino al 1985.
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