Il match che ha chiuso la dodicesima giornata di Serie A ci ha regalato moltissimi temi da approfondire. La grande maturità dell’Inter, che trova la sua quarta vittoria in campionato dopo la sosta precedente, contro avversarie profondamente diverse l’una dall’altra. Il coraggio del Frosinone, mai arrendevole nonostante il risultato e la superiorità collettiva dei nerazzurri. Non meno importanti temi come la crescita di Simone Inzaghi da allenatore e la rivincita di Di Francesco dopo anni di difficoltà.
Quattro su quattro in campionato per la squadra di Simone Inzaghi dopo la sosta nazionali di ottobre. L’Inter conferma la sua superiorità in Serie A per rosa e maturità, in un match tutt’altro che semplice. Il Frosinone, nonostante i nerazzurri partano forte, impegna Sommer in qualche occasione. Al tramonto del primo tempo Dimarco sblocca il match con un eurogol da centrocampo destinato a rimanere nelle memorie dei tifosi. Il dibattito sull’intenzione o meno del tiro passa decisamente in secondo piano davanti alla prodezza dell’esterno nerazzurro, le cui doti balistiche non sono certo una novità. Nella seconda frazione Thuram, sempre più in crescita e dominante a livello fisico e tecnico, dopo una serie di dribbling si guadagna con astuzia un penalty. Dal dischetto Calhanoglu realizza il suo undicesimo rigore su undici calciati in Serie A, a coronamento di un’altra grande prestazione (2 passaggi sbagliati su 61). Segnali positivi da Mkhitaryan, che nonostante l’età, si conferma un pezzo fondamentale nello scacchiere di Inzaghi per continuità di prestazioni e rendimento. Match di sacrificio per Lautaro, presente a tutto campo per aiutare la squadra, ma dimentico solo per un istante dello spirito da capitano in occasione del gol sbagliato sul 2-0, in cui avrebbe potuto servire Arnautovic appena rientrato da un infortunio. La vittoria di ieri è solo una delle tre che mettono in evidenza la capacità camaleontica dell’Inter di adattarsi a ogni avversario, una delle doti migliori degli uomini di Inzaghi: i tre punti contro la Roma, chiusa e attendista, l’Atalanta, aggressiva e offensiva, e il Frosinone, abile nel palleggio. I nerazzurri si dimostrano ancora una volta la squadra da battere, primi a più uno sulla Juventus, in attesa del derby d’Italia dopo la sosta.
Se ci limitassimo a guardare il risultato, ci perderemmo ciò che di buono ha fatto nel match di domenica sera il Frosinone. La squadra di Di Francesco, uscita k.o da San Siro, ha dimostrato come si possa affrontare un match così complicato a viso aperto, senza timore. Il coraggio dei ciociari è un esempio per la Roma di Mourinho, scesa in campo contro l’Inter alla decima giornata con un atteggiamento arrendevole e difensivista, con l’obiettivo, poi fallito, di mantenere lo 0-0. Del match di due settimane fa si è già parlato, ma le tante assenze nei giallorossi, già non accettabili come alibi allora, non lo sono di certo a seguito dell’ottima prestazione del Frosinone, decisamente inferiore come individualità alla Roma. Il risultato, seppur sia una sconfitta in entrambi i casi, è percepito in modo profondamente diverso dalle due squadre laziali. Gli uomini di Di Francesco sono consapevoli di aver giocato con coraggio e spirito combattivo contro una squadra di gran lunga superiore, ricavando così solo aspetti positivi dalla prestazione di domenica. La sconfitta non è certo un problema, soprattutto perché avvenuta in casa della prima della classe, che si giocherà lo Scudetto. I punti importanti nel campionato dei ciociari saranno altri, conta invece sottolineare in questo tipo di partite l’atteggiamento e lo spirito mostrati in campo. La Roma, al contrario, non ha nemmeno provato a giocarsi le sue carte, dimostrando sin da subito arrendevolezza di fronte a un avversario certamente superiore, ma contro cui valeva la pena provare a giocare.
Uno dei temi del match di domenica è la crescita di Simone Inzaghi come allenatore, alla sua terza stagione all’Inter. Se attualmente non si fa che parlar bene del grande lavoro del tecnico piacentino sulla panchina nerazzurra, in passato le cose sono state ben diverse. Nelle due precedenti stagioni le critiche maggiori a Inzaghi erano riferite alle sostituzioni effettuate per accontentare i giocatori, piuttosto che per migliorare la situazione in campo, o alla prevedibilità delle stesse, avvenute molto spesso intorno all’ora di gioco con le medesime modalità quasi in ogni match. Prima della gara di Champions League della scorsa stagione contro il Barcellona le voci sul futuro di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter, dopo lo Scudetto perso contro il Milan, circolavano incessanti. Inoltre, le 12 sconfitte dello scorso campionato erano decisamente troppe per una squadra costruita per vincere. Il tecnico piacentino però ha mostrato, oltre alle vittorie nelle coppe e al raggiungimento della finale di Champions League, una grande crescita come allenatore. In questa stagione si nota il cambiamento nelle sostituzioni, mai banali e studiate per essere funzionali in campo, e non più per accontentare qualche giocatore. Non si abusa mai del turnover, sfruttato quando necessario in situazioni di tranquillità. Tutti questi miglioramenti si stanno riflettendo anche sui giocatori, cresciuti molto dal punto di vista mentale. Ognuno lavora per lo stesso obiettivo e chi sa di non essere tra i titolari si fa trovare pronto al momento giusto. La crescita di Inzaghi è accompagnata dalla grande competenza della dirigenza nerazzurra, completa in tutti i ruoli. Questo tema in particolare non è da sottovalutare, considerata la situazione di Napoli e Milan, cui mancano figure importanti in società. La maturità e la crescita dell’Inter passano anche dalla capacità di mettersi in discussione di Inzaghi e dalla solidità dirigenziale.
Il sorriso di Di Francesco dopo il match di San Siro non è banale. È un’espressione che dice molto sullo stato d’animo del tecnico abruzzese, dopo anni di grandi difficoltà. Il suo Frosinone gioca con spensieratezza, contro qualsiasi avversario, mostrando coraggio e voglia di giocarsela anche con squadre attrezzate e superiori come l’Inter. Se i giocatori sono in fiducia e giocano senza pressioni, lo stesso non si può dire del loro allenatore, che di riflettori puntati ne aveva parecchi a inizio stagione. Di Francesco era reduce da tre esperienze profondamente negative con Sampdoria, Cagliari e Verona, difficilissime da digerire e superare. Il tecnico abruzzese ha trovato a Frosinone un club da cui ripartire e prendersi la sua rivincita. L’ex allenatore della Roma sta divertendo gli appassionati con il gioco della sua squadra ed è riuscito a trasmettere coraggio e spensieratezza ai suoi giocatori. La prestazione con l’Inter, per quanto sia terminata con una sconfitta, non lascia che segnali positivi in quanto ad atteggiamento e spirito mostrati dal Frosinone. Ciò spiega il sorriso di un allenatore cui troppo spesso è stato impedito di mostrare le sue idee, che ora è finalmente libero di esprimere il suo calcio e di prendersi una grande rivincita.
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