Il centrocampista del Milan, Sandro Tonali, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante un’intervista concessa a DAZN. Il numero 8 rossonero ha risposto alle domande poste dall’ex-capitano del Diavolo, Massimo Ambrosini. Dalle speranze verso il finale di stagione ai primi tempi sotto al guida di mister Stefano Pioli, ecco le parole dell’ex Brescia.
“Ho iniziato da attaccante, poi con il passare del tempo sono arretrato e sono diventato centrocampista. Il paragone con Pirlo lo facevano soprattutto quando ero a Brescia, era diventato un po’ pesante”.
“La prima maglia che mi hanno regalato è stata quella di Lampard del Chelsea. Poi ne sono arrivate tante del Milan. Il mio essere milanista nasce da mio padre. Seguiva sempre il Milan, andava anche in trasferta, era tifosissimo, era uno della curva. Era sempre teso quando giocava il Milan. La mia prima volta a San Siro è stato un Milan–Chievo 1-0 con un gol di Clarence Seedorf all’ultimo minuto. Un tiro all’incrocio dei pali”
“Seguivo il Milan da tifoso, non avrei mai pensato di giocarci un giorno. Nell’estate 2020 avevo parlato tanto con mia mamma, la mia ragazza e il mio procuratore, sognavo il Milan. I primi giorni sono stati un delirio. Il primo anno è stato difficile: dividere l’essere tifoso e giocatore non è stato semplice, però dopo un periodo di assestamento ce l’ho fatta. All’inizio era un peso indossare questa maglia, mi trovavo in un posto in cui dovevo cercare di non deludere“.
“Ho avuto paura, arrivavo da Brescia, era tutto diverso, sono cambiato pure io con difficoltà e con alcuni ostacoli, ma con l’aiuto di Pioli ho superato tutto. Ho parlato tanto con il mister, mi ha aiutato tanto. E adesso sta facendo lo stesso con altri giocatori che stanno vivendo quello che ho passato io. Non ho mai pensato di non farcela, giocare con lo stadio vuoto mi ha aiutato all’inizio“.
“Il secondo anno mi sentivo più sicuro e questo mi ha dato grande forza. La titolarità mi ha dato poi ulteriore fiducia. In quel momento avevo capito di aver fatto il salto di qualità. Non mi scordo i primi mesi al Milan, ma dal secondo anno ho tirato fuori quello che avevo dentro“.
“Ha fatto tanto per portarmi qui, sia lui che Massara. Sarò sempre riconoscente ad entrambi”.
“Questa fatica che sta facendo è una cosa normale, è la stessa cosa che è successo a me. Lui è stato pagato tanto, è stato preso per risolvere le partite e sta pagando la pressione di essere sotto i riflettori. E’ un grande giocatore che deve ritrovare sicurezza, noi dobbiamo aiutarlo. Deve andare bene una partita e poi vedremo il vero De Ketelaere“.
“E’ un ragazzo particolare, è un buono sia dentro che fuori dal campo. E’ un giocatore che per essere marcato servono due uomini. Quando si accende, andiamo in porta in un secondo. Può farlo sempre, magari non sta avendo la continuità dell’anno scorso, va stimolato. Ha un grande talento, è il più forte e deve mettere questa qualità in campo sempre”.
“Voglio giocare contro di lui in allenamento, ti stimola giocare contro di lui. Quando vinco le partitelle lo prendo in giro. Ogni volta che perdi lui ti massacra“.
“In cinque minuti nel finale di Milan-Roma è crollato il castello che avevamo creato. Non sono riuscito ancora a darmi una spiegazione. Ripenso agli allenamenti di quel periodo e non capisco come sia possibile. Ci siamo sempre allenati al 100%, poi si arrivava alla partita e mancava fiducia, eravamo troppi fragili. La cura era tornare a vincere e tornare a giocare con coraggio. Non abbiamo dimenticato quel mese, lo abbiamo studiato e abbiamo preso piccole cose che vanno tenute sempre con noi. E‘ stata una follia avere quelle 7-8 partite a vuoto. Due o tre possono capitare, ma sette sono troppe”.
“Abituati a giocare uomo contro uomo non è stato semplice cambiare tutto. Però in un momento così delicato è stata la svolta, è una decisione che ci ha aiutato. Non abbiamo giocato il nostro solito calcio, ma eravamo più sicuri in campo”.
“Tutti noi sappiamo che è la Champions League è la competizione più bella che si può giocare. L’anno scorso con l’Atletico Madrid in casa stavamo dominando, poi è arrivato il rosso. Abbiamo fallito perché siamo il Milan e non possiamo uscire ai gironi. Non ci siamo dati un obiettivo, ma siamo ambiziosi e vogliamo giocare liberi di testa e di gambe. Cosa chiedo a Santa Lucia? La finale di Champions. Per vincerla chiaramente…“.
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