MILENA BERTOLINI, E SE IL CLAMOROSO AUTOGOL FOSSE IL SUO?
Le scelte sbagliate dell'ex CT ma non solo: tutti i problemi del calcio femminile, dai vincoli pluriennali alla meritocrazia
“Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social: vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità. La lettera è stata una autorete pazzesca per il movimento”. Questo uno dei passaggi maggiormente significativi dell’intervista rilasciata dall’ex CT Milena Bertolini, ai microfoni del Corriere della Sera.
Il disastro Bertolini
La domanda da porsi è: quale è il vero autogol del movimento? Le scelte di Bertolini oppure veramente la dichiarazione congiunta del gruppo azzurro? E’ evidente che la disfatta maturata nell’ultima rassegna iridata sia figlia di un percorso di scelte errate a partire dalla preparazione e dallo svolgimento di Euro 2022. La scelta di affidarsi, sempre e costantemente, allo zoccolo duro e di non guardare all’effettivo sviluppo del calcio femminile nostrano si è dimostrata deleteria; così come disastrosa è stata la decisione di comporre il gruppo azzurro di calciatrici che, probabilmente, vista la loro carriera difficilmente meritavano di esserci. Con tutto il rispetto. Perchè convocare certe atlete, e non guardare alla crescita di numerose ragazze tra le varie Primavere e la categoria cadetta. Alcuni nomi mai neanche presi in considerazione? Sara Baldi, Caterina Ferin, Beatrice Beretta, e via discorrendo.
Alcune decisioni clamorose: Piemonte e Galli
Per non parlare poi delle scelte operate nel reparto avanzato al Mondiale: assurda, e clamorosa, la non convocazione di Martina Piemonte (41 partite giocate con la maglia del Milan, condite da 21 gol e 5 assist), lasciata a casa per far posto, con tutto il rispetto, a calciatrici al momento ancora indietro.
E ancora, perchè non imbarcare per l’Australia anche Aurora Galli? 62 gettoni con la Nazionale dal 2015, 66 presenze con la Juventus e 38 con l’Everton. Bastano questi numeri? Forse per la coach Milena Bertolini no.
Bertolini è l’unico problema? Il movimento femminile, in tutte le sue componenti, si faccia un esame di coscienza: dai vincoli ai legami personali
Se per due volte, in due anni, la Nazionale ha fallito – miseramente – due appuntamenti così importanti e decisivi per la crescita del movimento, il problema non può essere solo Milena Bertolini. Il ciclo capitanato dall’ex Commissario Tecnico è sicuramente giunto al capolinea, e si spera che con il nuovo allenatore Soncin le cose possano effettivamente mutare (puntano sulla meritrocrazia, finalmente), ma è necessario che il movimento femminile faccia alcune riflessioni.
Uno dei problemi principali alla crescita di giovani talenti, è sicuramente rappresentato dal vincolo sportivo (che, finalmente, in qualche modo verrà ridimensionato a partire dalla prossima stagione) e dalle scelte, scellerate, di alcune società. Molto spesso infatti, in virtù di contratti pluriennali (molte volte fatti firmare senza neanche che le atlete ne fossero consapevoli) molti club hanno preferito fare interessi propri, tarpando le ali alla propria tesserata, piuttosto che garantirne una crescita. Per non parlare poi di quei casi in cui, al merito, si sostituiscono altri fattori: amicizie, rapporti con procuratori, e via discorrendo.
E’ necessario che, se veramente si vuole una svolta del movimento, tutte le componenti, e non solo quelle tecniche, facciano delle profonde riflessioni.
[Fonti foto: 24Emilia – AC Milan News – tuttojuve.com – la Repubblica – Ansa]