SOFIA BALZANI: “OGNI VOLTA CHE MI RIESCE UNA GIOCATA, MI SALE L’ADRENALINA”
La centrocampista classe 2003 si racconta ai nostri microfoni
Ospite ai nostri microfoni Sofia Balzani, centrocampista classe 2003 del Romagna Women. Cresciuta nel Cesena, è passata poi al Romagna in Eccellenza, per ritagliarsi uno spazio da protagonista. Ecco le sue parole, tra passato, presente e futuro.
Sofia, cosa rappresenta per te il calcio? Qual è il tuo rapporto con questo sport?
“Il mio rapporto con il calcio è di pieno amore. In questo momento sono veramente felice. Ho riscoperto la me bambina che piangeva quando le annullavano l’allenamento, che non vedeva l’ora di andare al campo e non vedeva l’ora che fosse domenica per giocare. Non nego che è stato un amore travagliato, fatto di delusioni e false speranze, e che abbia anche incluso un momento difficile, in cui sembrava che questo grande amore – che mi porto dentro da quando sono piccola – fosse completamente scemato. Al momento posso felicemente affermare che è ciò che più di tutto fa parte di me. Quello di diventare calciatrice è un obiettivo nato spontaneamente dalla mia passione per questo sport. Fino a quando non è diventato realmente il mio primo pensiero di ogni giorno, non era condiviso dalla mia famiglia. Piano piano però, ho avuto la fortuna e la forza di far appassionare anche loro, finché non diventassero i miei tifosi numero uno, condividendo anche loro questo sogno.”.
Il sostegno della famiglia e l’esordio
Quale persona ha avuto grande influenza nella tua carriera fino a questo momento?
“Sicuramente il mio babbo è stato colui che ha potuto far sì che tutto questo andasse avanti. Infatti, alla giovane età di 15 anni, quando per la prima volta sono stata aggregata alla prima squadra, era lui che mi portava ad ogni allenamento. Mio padre faceva chilometri su chilometri, prendendo freddo ogni volta. A lui devo tutto, e ora che non c’è più, il mio desiderio più grande è far sì che tutto ciò che ha fatto per me non vada sprecato”.
Che ricordo hai del tuo “debutto” in campo con la tua attuale squadra? Cosa hai provato? Senti la pressione del pubblico?
“Il mio debutto nel Romagna Women è avvenuto nella prima partita con questa squadra, in trasferta contro la Spal. Essendo abituata a giocare contro grandi squadre come Juve, Inter e Roma, ero molto tranquilla. Non mi rendevo contro della potenza delle avversarie, che in quella giornata siamo comunque riuscite a battere. La mia squadra mi ha dimostrando grande potenziale e grinta, confermandomi che andare lì fosse stata una scelta più che giusta. Non ricordo esattamente quanto pubblico ci fosse quel giorno, sicuramente non poco, ma non mi ha in alcun modo creato pressione, non l’ho mai sofferta”.
Il ruolo in campo e gli idoli calcistici di Sofia Balzani
Qual è il tuo ruolo preferito in campo? Quali sono le tue sensazioni quando giochi?
“Il mio ruolo preferito è assolutamente il centrocampista centrale, capace di dirigere il gioco di tutta la squadra, impostare, fare assist e perché no, trovare anche il goal”.
Quali sono i tuoi idoli calcistici?
“Le figure che mi hanno fatto appassionare a questo ruolo sono state sicuramente Marchisio e Pirlo. Essendo cresciuta juventina, seguivo tutte le partite della squadra, e rimanevo sempre affascinata dall’intesa e dalle potenzialità di quella coppia di talenti. Ogni volta che in campo mi riesce una giocata degna di nota mi sale incredibilmente l’adrenalina, e mi sento invincibile. Ancora non ho trovato qualcosa che superi questa sensazione”.
Essere calciatrice secondo Sofia Balzani
Secondo te, qual è l’aspetto migliore di essere calciatrice? E qual è il comportamento che bisognerebbe tenere dentro e fuori dal campo?
“L’aspetto migliore dell’essere calciatrice è sicuramente quello di poter giocare ogni weekend, di potersi allenare con le compagne e di poter vivere questa passione che ci accomuna. La mia cosa preferita è giocare a calcio. Di sicuro, gli atteggiamenti per essere una professionista sono diversi, e principalmente sono nella logica del rispetto di luoghi e persone. Questo sport richiede un impegno costante e massimo in ogni attività, oltre alla serietà. Poi ci sono anche altri moltissimi fattori, variabili da persona a persona, però ritengo che la cosa più importante sia sempre quella di agire con la testa”.
La scelta di affidarsi ad un procuratore
MapaSportsAgency: cosa hai pensato quando sei stata contattata? Quale è stata la tua prima impressione?
“Quando sono stata contattata da Mapa ho avuto molto piacere, in quanto è stato un po’ come coronare questa passione e far sì che abbia un senso riguardante “l’ambito lavorativo”. È stata una crescita rispetto a quella che era la Primavera e le giovanili, non vedevo l’ora di fare questo salto. Di questo grande gruppo ho subito pensato che fosse serio, che avesse già tante ragazze, e che quindi fosse affidabile. In più, altre mie attuali compagne ne fanno parte, perciò ho potuto avere la conferma anche da parte loro di tutto ciò che pensavo, senza rimanere delusa. In un primo momento la mia paura era proprio quella che, avendo così tante ragazze, si potesse venire trascurate, ma per quel poco che ho vissuto ora con loro non mi è mai successo, e perciò ringrazio e mi complimento con tutti quelli che lavorano a questo progetto!”.
Cosa ti ha convinto a scegliere MapaSportsAgency?
“Come ho detto prima, il fatto che ci fossero già tante ragazze mi ha spronato a dare fiducia. Questo, unito ai molteplici pareri positivi che ho ricevuto, mi ha convinta appieno. Mi ha incuriosito molto cosa significasse avere un procuratore. Se ne sente parlare spesso, ma non avevo vissuto realmente questa esperienza sulla mia pelle. Dato che di calcio ci vivo, sia dentro sia fuori dal campo, voglio che, a prescindere da come andrà la mia carriera, diventi la mia professione in modo stabile. Mi aspetto innanzitutto che il procuratore mi venga incontro, nel caso in cui dovessi avere qualche idea per quanto riguarda possibili squadre, e che ci metta il massimo impegno e sia il più chiaro e trasparente possibile”.
Gli obiettivi futuri e il calcio ai pregiudizi
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Sia fuori ma soprattutto dentro il campo?
“Il mio obbiettivo principale, a prescindere dal fatto di diventare calciatrice (per il quale punto a diventare giocatrice stabile in serie C), vorrei soprattutto diventare giornalista sportiva, che è il lavoro che più mi appassiona da quando l’ho scoperto. Vorrei fare dal calcio una vera e propria professione, mantenendo sempre la parte in cui gioco anch’io, perché non riuscirei proprio a farne a meno”.
Ci aiuti a dare un calcio contro i pregiudizi e contro la violenza sulle donne?
“Ormai per quanto riguarda la mia esperienza personale, i pregiudizi si sono molto ridotti. Sembra visto come una cosa normale il fatto che una ragazza giochi a calcio. Questo è un vero e proprio traguardo. Per quanto sia bello lo stupore della gente nel dire lo sport che pratico, sono fermamente convinta che sia arrivato il punto in cui debba essere pienamente normale. È un calcio diverso, lo riconosco, ma non è inferiore al maschile. Riguardo alla violenza sulle donne ho poco da dire, è inconcepibile e spregevole”.