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ESCLUSIVA ZEROAZERO: GIULIA FERRANDI SI RACCONTA TRA PASSATO E PRESENTE

Nata a Bergamo il 30 settembre 1992, campionessa con il Brescia di una Coppa Italia e con la Fiorentina vincitrice di una Coppa Italia, uno scudetto e una Supercoppa italiana e attualmente in forza al Napoli, la centrocampista Giulia Ferrandi in esclusiva per la nostra redazione, ha rilasciato alcune parole per raccontarci brevemente il suo percorso di calciatrice che l’ha vista protagonista di momenti bui e di gioie fino ad oggi.

Ciao Giulia, allora come valuti questo campionato di serie B, che pare essere combattuto nelle parti alte della classifica?

Non mi aspettavo che all’inizio del campionato di ritorno ci fossero così pochi punti di distacco tra le prime classificate. Questo è bello, perché è sinonimo di competitività che dà maggior visibilità al movimento del calcio femminile in Italia.

Domenica affrontate l’ultima in classifica, l’Apulia Trani, in trasferta. Con che temperamento si giocano queste partite sapendo che un passo falso della Lazio potrebbe proiettarvi in vetta?

La mentalità è che ogni partita va vissuta come se fosse una finale e col rispetto per ogni squadra. Da qui fino a fine stagione ci aspettano ancora tante partite e può capitare di tutto. Col Pomigliano, un paio di stagioni fa, da essere sempre primi, siamo arrivate seconde a fine campionato per aver commesso degli errori a fine stagione che ci hanno fatto perdere quei nove punti di superiorità dalla Lazio.

Ecco, la Lazio, la tua ultima squadra prima del Napoli. Come hai vissuto il periodo nella capitale?

Devo ringraziare Stéphanie Öhrström e mister Massimiliano Catini. Era un periodo davvero amaro, tanto che volevo smettere di giocare a causa di mesi difficili vissuti al Pomigliano. Non ero più motivata, ma loro credevano in me e Stéphanie è una carissima amica a cui devo molto per questo momento particolare. Mister Catini mi voleva tantissimo. Quando li rivedo è sempre un momento di puro piacere.

E poi arriva il trasferimento al Napoli perché hai deciso la terra del Vesuvio?

Non c’è un vero perché. La società mi aveva convinto parlandomi dell’obiettivo di voler tornare in A vincendo il campionato e i direttori mi volevano. Anche la città ha giocato un ruolo importante. Dai tempi del Pomigliano il mio cuore è diventato azzurro, nonostante il mio fidanzato sia tifoso della Fiorentina.

Inoltre la gente spesso mi ferma per il semplice fatto che gioco per il Napoli, e per loro è motivo di orgoglio sapere che difendo la maglia per la quale loro tifano.

Dal 2015 al 2016 hai giocato anche all’estero, in particolare al West Ham e al Watford in Inghilterra. Che differenze ci sono con il calcio italiano?

Parliamo degli anni 2015 e 2016 e già all’epoca la gente per le strade mi fermava perché apprezzava che giocavo per la loro squadra. Lì si lavorava soprattutto sul piano atletico e fisico e si voleva dare voce al movimento del calcio femminile.

Il mio esordio col Watford avvenne infatti nello stadio della squadra maschile.

Parliamo però di un periodo differente da quello di oggi. Pur amando Londra, so che ora mi sarebbe impossibile tornare a giocare lì, perché adesso per poter giocare in Inghilterra occorre aver totalizzato un numero minimo di presenze sia coi club italiani che con la nazionale. Regole avanti rispetto all’Italia. Inoltre lì le giocatrici vengono tutelate sotto ogni punto di vista.

Oltre a giocare a calcio a 11, hai un percorso anche nel futsal nei club di Lupe e Florentia. Come mai questa doppia attività sportiva?

Dopo il primo infortunio volevo smettere di giocare, ma provai la prima esperienza lontano da casa a ventun anni. Devo dire che ha dato i suoi frutti avendomi aiutata nel migliorare la rapidità e la visione di gioco. Credo che il calcio a cinque debba essere praticato nelle scuole calcio.

Sono tornata nel mondo del futsal dopo anni e ho notato che il livello si è alzato di tantissimo. Vuol dire che i miglioramenti sono stati fatti.

Nel corso della tua carriera quali ritieni essere state le avversarie più difficili da affrontare in campo?

A livello di club direi la Roma e la Juventus, mentre come calciatrici ne potrei citare tantissime. Prenderei come esempi dimostrativi Barbara Bonansea, Martina Piemonte, Elena Linari e Arianna Caruso.

Invece e le compagne di squadre che in allenamento ti anno fatto sudare di più nelle partitelle?

Bella domanda. Direi che Antonietta Castiello è un vero astino e solo un pazzo sognerebbe di sfidarla. Oggi, al Napoli, direi Adriana Gomes. Non le si può tenere testa facilmente.

Che consigli daresti a una bambina che vuole diventare una calciatrice come te?

Sicuramente di giocare con piacere e di divertirsi. Inoltre le direi di non abbandonare la scuola. Potrebbe risultare banale, ma è fondamentale crescere con una cultura e con dei sani principi. In Inghilterra infatti le scuole stesse lasciano molto spazio alle attività sportive perché così i ragazzini e le ragazzine possono orientarsi meglio nel loro futuro nel mondo dello sport.

La nostra redazione ringrazia Giulia, l’addetto stampa Gianluca Monti e la società del Napoli per questa intervista augurando loro il meglio nella continuazione del campionato cadetto in corso.

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