ACCADDE OGGI, 18 FEBBRAIO 1995: MASSIMO MORATTI É IL NUOVO PRESIDENTE DELL’INTER
Un mercoledi di gennaio del 1995, il 18 febbraio, l'Inter annuncia il suo nuovo presidente: Massimo Moratti. Ripercorriamo insieme le tappe più importanti del ventennio dell'era Moratti alla guida della Beneamata.
La gestione più vincente nonchè la più longeva nella storia dell’Inter. Due dei più grandi vanti della presidenza di Massimo Moratti. L’imprenditore veronese, il 18 febbraio 1995, prelevò le quote del club meneghino per una cifra vicina ai 50 miliardi delle vecchie lire, “spodestando” l’ex presidente Ernesto Pellegrini. Un ritorno al passato quello della famiglia Moratti; il padre Angelo fu presidente negli anni della Grande Inter tra il 1955 e il 1968. Trent’anni più tardi, l’amore e la devozione verso l’FC Internazionale Milano fu determinante per la vita di Massimo e per la società meneghina. Un amore platonico che tradotto in numeri equivale a 21 anni di presidenza, 1 miliardo di euro investiti, 16 trofei e 19 allenatori: in questi numeri c’è amore, c’è follia, c’è delusione, c’è Ronaldo, c’è il Triplete.
I primi, dispendiosi, difficili anni: poche luci e tante ombre
Per l’Inter, dal 18 febbraio 1995 fino al 6 maggio 1998, si susseguono annate agrodolci sotto la guida del neopresidente Massimo Moratti. Sono principalmente fatte di illusioni, di esoneri, di scandali, di spese folli e altre un pò meno. Tra quest’ultime, c’è il colpo più visionario dell’era Moratti: nella stagione 95/96 ingaggia colui che vestirà i colori dell’Inter per 19 lunghi anni, accompagnandolo quasi a braccetto nella sua esperienza in neroazzurro. Stiamo parlando ovviamente di Javier Zanetti. Arrivarono anche Ganz e il talentuoso Roberto Carlos, prelevato dal Palmeiras per 10 miliardi di lire. Nella stagione 96/97 il primo e indimenticabile sliding doors della recente storia nerazzurra. Tra lo stupore generale, a Milano arriva un brasiliano che scriverà la storia del calcio e dell’Inter: Ronaldo Luis Nazario da Lima, conosciuto da tutti come Ronaldo. Il Fenomeno si prende le prime dei giornali ma c’è un mancino uruguagio che arrivò anch’egli quell’anno e divenne il pupillo di Moratti: El Chino Recoba. Un pò come lo era Mariolino Corso per il padre Angelo.
Dalla Coppa Uefa al 5 maggio 2002: Moratti si dimette a metà
L’annata 97/98 è decisamente più felice rispetto alle passate stagioni: la consacrazione del Fenomeno e l’arrivo di Luigi Simoni sulla panchina nerazzurra cambiano finalmente volto alla squadra. La cavalcata memorabile dell’Inter in Coppa Uefa culmina nella vittoria per 0-3 ai danni della Lazio di Eriksson, la sera del 6 maggio 1998. Dopo il primo trofeo da presidente, Massimo Moratti vuole fare un colpo da 90 per la gioia dei suoi tifosi: detto fatto, a Milano sbarca il giocatore italiano più forte di tutti i tempi, Roberto Baggio. L’avvento del Divin Codino, i primi lanci di Andrea Pirlo e l’anno dopo l’acquisto di Vieri per 90 miliardi di lire. Fenomeni, meteore, rimpianti, what if. Tutti hanno calpestato il terreno di San Siro e, per un motivo o per un altro, nemmeno i cambi sulla panchina nerazzurra sono serviti a ripagare il presidente della sua voglia di rivalsa e di affermazione in Italia e in Europa. Le difficoltà sono testimoniate dalle dimissioni rassegnate a maggio del ’99: il luglio successivo, acclamato dai tifosi, ritorna alla guida del club. Un’altra partita che difficilmente dimenticheranno i tifosi nerazzurri è il 5 maggio 2002: sembrava l’anno giusto, quello del primo scudetto del regno Moratti II. Ma il tabellino a fine gara segna 4-2 per la Lazio e secondo posto in campionato. A fine stagione Ronaldo lascerà l’Inter per trasferirsi al Real Madrid e Moratti affida la 9 ad Hernan Crespo.
Dalla seconda dimissione fino al dominio in Italia e al tetto d’Europa
Il secondo anno di Héctor Cúper non va assolutamente secondo le aspettative. La sconfitta contro l’Empoli a San Siro e la contestazione dei tifosi spinge Moratti a lasciare la presidenza del club e indicò il vicepresidente Giacinto Facchetti, leggenda dell’Inter, per la carica di presidente. Quell’annata si chiuse con un quarto posto e Zaccheroni fece da traghettatore. La stagione 2004/05 vede l’arrivo di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra, il terzo posto in campionato e la quarta Coppa Italia della sua storia. Lo scudetto quell’anno non venne assegnato per lo scandalo Calciopoli che portò poi alla retrocessione della Juventus in B. Da quel momento l’Inter, sotto la guida di Mancini, ha primeggiato in Italia per 3 anni ma ha faticato tanto in Europa. Moratti tornò in carica di nuovo a novembre del 2006, a seguito della scomparsa di Giacinto Facchetti. E spinto ancora dalla voglia di scrivere una pagina indelebile nel cuore e nelle menti dei tifosi interisti, il 2 maggio 2008, Moratti ingaggiò Jose Mourinho, lo Special One. Il resto è storia. Scudetto, Coppa Italia e Champions League gli valgono il Triplete, fin’ora l’unica squadra italiana a riuscirci. Ne ha fatta di strada l’Inter da quel 18 febbraio del 1995. E poi, dopo aver toccato il cielo con un dito, la sindrome da pancia piena e le operazioni di mercato – alle volte errate e/o sfortunate – sanciscono la fine dell’impero di Moratti.
La lenta decadenza e la cessione del club: Moratti, uomo d’altri tempi
Le successive gestioni Benítez e Leonardo arricchiranno la presidenza Moratti di altri tre successi, gli ultimi sotto il suo controllo: Supercoppa italiana e Coppa del Mondo per Club (conquistati dallo spagnolo), Coppa Italia (vinta dal brasiliano). Le emozioni annebbiano la mente ma, fortunatamente per l’Inter, non fino in fondo. La società vessa in condizioni economiche preoccupanti e da maggio 2011 inizia la ricerca di nuovi acquirenti del club. Nell’ottobre del 2013 viene comunicato l’accordo con International Sports Capital, società posseduta indirettamente da Erick Thohir. La compagnia diviene proprietaria per il 70% per una cifra vicina ai 250 milioni di euro. Se vogliamo aggiungerci una nota di romanticismo in questo triste (ma per certi versi inevabile) passaggio di proprietà, il tifoso e ormai ex presidente Massimo Moratti rimarrà come presidente onorario del club fino al 2014. Il 6 giugno 2016, con la cessione di Thohir al gruppo cinese Suning Commerce Group, lascia l’Inter anche come azionista. Quasi a non volersane mai andare, lui che se ne andò due volte e ritornò per amore e rispetto dei suoi tifosi. Lui che ha vinto tutto ma che non è mai abbastanza. Il tifoso prima, il presidente poi. Moratti e l’Inter, dal 18 febbraio 1995 al 6 giugno 2016, un legame indolussibile e un amore intramontabile.