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IL TORINO DOMINA L’ATALANTA: L’ANALISI DEL MATCH

L'analisi di Torino-Atalanta: dalla tattica alla prestazione dei singoli

Nell’ultima gara valida per la 14a giornata di Serie A il Torino ha nettamente battuto l’Atalanta per 3-0, grazie a una doppietta di Zapata (ex attesissimo della partita) e a un gol su rigore di Sanabria. Risultato per nulla bugiardo visto l’andamento del match, praticamente a senso unico per i padroni di casa. Approfondiamo insieme alcuni aspetti dell’incontro.

Grinta Toro: una squadra specchio del suo allenatore

La squadra granata ha disputato una gara molto attenta e concentrata nell’arco di tutti e 90 i minuti giocati. Juric ha dimostrato di aver inglobato perfettamente l’idea di gioco del suo maestro Gasperini, battendolo per la seconda volta in carriera da allenatore. Impossibile trovare un calciatore insufficiente: il Torino ha giocato con i reparti molto ravvicinati per non concedere spazi all’Atalanta e ha concesso quasi nulla sugli esterni (Hateboer ha effettuato un solo cross in 45 minuti di gioco). Soprattutto in vantaggio, inoltre, i piemontesi non si sono lasciati prendere dalla frenesia e sono rimasti lucidi in particolar modo in fase di palleggio e di pressing alto.

Dopo una prima porzione di partita molto tattica e di studio gli uomini di Juric hanno preso sempre più campo. La differenza è stata fatta nello specifico grazie agli esterni del suo 3-4-1-2: Bellanova sempre propositivo a ripiegare e puntare il fondo con vari traversoni insidiosi (anche 3 dribbling riusciti su 5 tentati), Vojvoda un po meno zelante ma comunque solido sulla sua corsia di competenza.

Il pacchetto offensivo e il raccordo perfetto

Il movimento in sincronia in abbassamento del reparto avanzato del Torino ha dato i suoi frutti: Sanabria ha eseguito perfettamente il cosiddetto lavoro sporco: ha conquistato falli importanti quando la squadra necessitava di respirare, ha aperto varchi soprattutto a Vlasic e Zapata e ha svolto una partita prettamente di sacrificio.

L’attaccante colombiano, invece, è stato più killer d’area di rigore, con due reti da centravanti puro: il primo in estirada in area piccola su cross di Vlasic approfittando di uno scivolone di Scalvini,. Oltre a ciò è tornato in splendida forma: lo testimonia la sua tenuta fisica per tutto l’incontro e il fatto che abbia fatto reparto sostanzialmente da solo, annullando i difensori orobici con i suoi muscoli e centimetri.

La retroguardia e Vlasic, il vero MVP della gara

Rilevante anche il lavoro di Buongiorno, che ha neutralizzato prima De Keteleare in marcatura a uomo con interventi spesso in anticipo (anche se ha compiuto 4 falli e rimediato un giallo) e poi Muriel. Il vero mattatore, però, è stato Vlasic: 2 assist, 0 palle perse, strappi da metà campo per creare superiorità numerica, lampi di classe nell’1 contro 1 e tempi di gioco dettati al bacio con palloni dispensati saggiamente.

Degno di menzione anche Milinkovic-Savic: messo in discussione nell’ultimo periodo (contro il Bologna ha giocato Gemello per scelta tecnica), ha ampiamente spento le critiche essendo decisivo in due occasioni: nel primo caso su tiro velenoso di Pasalic con deviazione di Rodriguez con un riflesso sensazionale, nel secondo coprendo perfettamente lo specchio di porta in uscita su conclusione ravvicinata di Miranchuk. Quasi spettatore non pagante, ma quando chiamato in causa sempre presente.

La parola chiave della partita del Torino è stata ritmo. Giro palla costante e svariati cambi di fronte, movimenti e contromovimenti delle punte a smarcarsi, proiezione offensiva dei centrali e densità in area di rigore avversaria. Juric, ai microfoni di Dazn a fine partita, ha parlato così: ll Toro è una società speciale, con tifosi e sentimenti speciali, a volte esagerati ma è giusto così quando hai una storia diversa. Vedere un giocatore che fa due gol e si commuove è bello perché capisci che non è solo professionismo o soldi ma c’è tanto cuore e amore. Penso che in questa squadra c’è tanta sintonia tra di noi”. Questo evidenzia l’umanità del metodo certosino utilizzato dal tecnico ex Verona infuso ai suoi ragazzi.

Disastro Atalanta: una Dea semplicemente irriconoscibile

Gasperini, alla fine del match ai microfoni di Dazn, si è espresso così: “«Difficile analizzare cosa ha funzionato, sicuramente il comportamento di alcuni giocatori. Purtroppo non tutta la squadra ha giocato da Atalanta. L’unico modo per ripartire tutti insieme». Una mentalità univoca che, di fatto, è mancata: la prestazione è risultata insufficiente: squadra lenta a muovere la palla da una parte all’altra del campo, prevedibile nelle giocate e nelle verticalizzazioni ben gestite dalla difesa del Torino nel gioco aereo e con poche idee da proporre.

Il focus sul rendimento dell’11 di Gasperini

Il trio composto da Miranchuk, Lookman e De Keteleare non ha dato grandi patemi a Milinkovic (eccetto che per un tiro da distanza ravvicinata dell’ex Milan neutralizzato dall’estremo difensore torinista in uscita bassa), anche se il belga è stato l’unico a provare a smuovere qualcosa lì davanti finchè in campo, attirando Buongiorno anche lateralmente e liberando spazi per i centrocampisti svariando sul fronte d’attacco. Il nigeriano, invece, è stato il lontano parente del giocatore ben noto: solo 12 passaggi riusciti e nessun tocco di palla in area avversaria, ha praticamente sbattuto sul muro eretto dai 3 centrali difensivi granata. Scarsa intesa tra i 3 e pochissimo dialogo rapido in avanti.

Anche la mediana non ha attenuanti: Koopmeiners ha giocato più arretrato rispetto alle scorse uscite e, addirittura, è stato costretto ad allargarsi a sinistra per tamponare le iniziative dei laterali del Torino. Non è mai riuscito ad accendere la scintilla come suo solito con la sua classe ed è finito nella morsa del centrocampo dei padroni di casa, così come Ederson: l’ex Salernitana ha provato a dare un po’ di garra nel mezzo con le sue doti fisiche, ma è finito per predicare nel deserto.

Per finire Scalvini: il centrale azzurro non ha del tutto sfigurato nel mismatch ruvido con Zapata e ha totalizzato 4 intercetti e 3 contrasti complessivamente. Peccato però che i suoi due errori da matita rossa siano stati decisivi ai fini del risultato finale: prima si posiziona male sul cross di Vlasic, lasciando troppo spazio a Zapata libero di stoppare e calciare, poi strattona Buongiorno sugli sviluppi di un corner e causa il penalty che Sanabria trasforma, chiudendo di fatto i giochi.

La stagione dell’Atalanta

Nel computo totale, però, la stagione bergamasca non è impresentabile: 20 punti, 16 gol subiti e primo posto nel suo girone di Europa League, con conseguente passaggio agli ottavi in tasca. Bisogna, in ogni caso, ritrovare smalto e prestazioni: nella prossima giornata di Serie A la Dea affronterà il Milan (sabato 9 dicembre alle ore 18). Il carattere di questa compagine deve venir fuori per riprendere il passo nelle zone nobili della classifica: vietato sbagliare.

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