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SAKI KUMAGAI: QUANDO UN RIGORE VA OLTRE IL RISULTATO SPORTIVO (MONDIALE 2011)

Il racconto dell'ultimo rigore della finale, una storia che emoziona sempre

Lo sport è l’attività, per antonomasia, capace di andare oltre il mero valore di intrattenimento, valorizzando il contesto di atleti e squadre. Questa mansione sa regalare episodi da romanzo o da serie TV, emozionando migliaia di spettatori. Storie di riscatto, di gesti bellissimi, di redenzione, sono entrate così nell’immagine collettiva. Nel calcio femminile, è esistito un evento sportivo che è stato capace di riassumere il tutto. Si tratta dell’ultimo rigore di USA-Giappone, finale del Mondiale 2011, calciato da Saki Kumagai.

Il background

Una delle tante immagini impressionanti del terremoto che colpì il Giappone nel 2011. [Fonte foto: INGV Terremoti]

Trovare il retroscena di un calcio di rigore, generalmente, non è un compito troppo difficile. Solitamente, basta rivedere lo storico della partita o della competizione. Ma nel 2011 la finale mondiale è, per il Giappone, un piccolo momento di distensione, in un anno indimenticabile per tutti i motivi più sbagliati di questo mondo. La Nazione Nipponica infatti, ad inizio marzo, viene piegata in due in soli sei minuti.

Una delle scosse di terremoto più potenti mai registrate distrugge case ed intere famiglie, generando un maremoto che abbatte le prefetture di Miyagi e Iwate, infrangendosi su alcune centrali nucleari. Una di queste, quelle di Fukushima, subisce i danni più gravi, e genera un disastro secondo solo a quello della centrale di Chernobyl, seppur avvenuto in circostanze molto differenti. In 360 secondi, i sacrifici di migliaia di famiglie vengono spazzati via, assieme a moltissime volte umane. In tutto questo, quando il 26 giugno inizia il Mondiale femminile, con le giapponesi nemmeno favorite, l’ultimo problema della nazione è rappresentato dal calcio.

Il calcio come riscatto

Il logo del Mondiale 2011. [Fonte foto: Wikipedia]

E invece, sarà proprio il calcio ad alleviare le pene della popolazione. Sembra retorica, eppure la realtà dei fatti va proprio in questa direzione. Il Giappone passa il Girone B con agilità, sconfiggendo Nuova Zelanda e Messico, arrendendosi solo all’Inghilterra, peraltro a qualificazione già acquisita. Nella fase ad eliminazione diretta, il miracolo sportivo prende forma. Le Nipponiche eliminano la Germania organizzatrice al supplementare, grazie ad un gol di Maruyama, e accedono alla semifinale.

Qui la Svezia, squadra che si piazza sempre, sembra un’avversaria ostica, e l’iniziale rete di Öqvist fa presagire una serata di sconfitta per il Giappone. Il CT Norio Sasaki però, si dimostra un ottimo motivatore. Oltre alle belle parole dei pre-gara, unisce un gesto che compatta ancora di più la squadra. Le giocatrici così, prima degli incontri decisivi, rivedono le immagini del disastro che ha colpito la Nazione, e scendono in campo con il compito di non deludere i propri connazionali. Può essere riassunta così la doppietta di Kawasumi, frammezzata dalla rete di Sawa, con il 3-1 che viene così definito. Il Giappone è in finale di un Mondiale per la prima volta nella sua storia. L’avversaria è la Nazionale degli Stati Uniti.

Il percorso americano

Un’esultanza delle americane durante la competizione. [Fonte foto: Portland Timbers]

Le USA arrivano al Mondiale 2011 da favorite, seppur i risultati dimostrino una squadra ancora un po’ acerba. L’accesso alla fase a gironi, è conquistato grazie al doppio confronto con l’Italia nel playoff intercontinentale. La rete di Alex Morgan all’Euganeo di Padova – come sapientemente raccontato da Michele Uva e Moris Gasparri – bissata da Ami Rodriguez al ritorno in America, sancisce il pass degli Stati Uniti. Nel Girone C, le Statunitensi superano con facilità Corea del Nord e Colombia, ma all’ultimo turno, esattamente come il Giappone, subiscono la sconfitta, per mano della Svezia. Nella fase ad eliminazione diretta, la sfida con il Brasile si risolve ai calci di rigore, e in semifinale, a Mönchengladbach, la Francia si inchina per 3-1. Le Americane sono così in finale.

La finale del Mondiale 2011: tempi regolamentari

Una veduta dello stadio della finale. [Fonte foto: Football Tripper]

Il 17 luglio 2011, alle 20:45, allo stadio Commerzbank-Arena di Francoforte, va in scena l’epilogo. Gli USA dominano il gioco, costruendo azioni su azioni. Il Giappone si difende, e tenta le sortite in ripartenza, affidandosi al giro-palla veloce. Nelle note di cronaca, all’attività di Cheney nei minuti, si aggiungono un palo esterno di Rapinoe al 18′, una traversa (clamorosa) di Wambach al 28′, e un palo di Morgan al 47′. Il portiere Kaihori salva poi su Wambach al 64′, esibendosi in uno spettacolare colpo di reni sul colpo di testa dell’attaccante numero 20.

Al 69′, la partita prende una prima svolta. Nagasato cerca di penetrare nella difesa statunitense, ma perde l’attimo del passaggio, e viene chiusa da quattro marcatrici. Nell’azione controffensiva, Rapinoe lancia morbido per Morgan, che corre verso l’area, dove spedisce una conclusione di sinistro in diagonale che brucia Kaihori, per il vantaggio americano. Gli USA però, compiono l’ingenuo errore di pensare di aver vinto, e il Giappone colpisce a sorpresa. Rampone all’80’ regala a Sawa, la quale mette un pallone in area sul quale si avventano sia Maruyama sia Buehler. Il difensore americano sembra vincere il rimpallo, ma da terra calcia la sfera addosso a Krieger. Miyama, lesta, si avventa sulla sfera colpendola di esterno destro, battendo Solo per il gol del pareggio. Saki Kumagai si fa vedere all’89’, con una conclusione di destro che sfiora soltanto il palo destro, cosicché la finale del Mondiale 2011 dovrà decidersi ai supplementari.

I supplementari

Homare Sawa in azione. La numero 10 realizzerà un gol memorabile nei supplementari. [Fonte foto: Laureus]

I tempi supplementari si aprono, di fatto al 104′. Alex Morgan si muove molto bene presso il lato corto di sinistra, e il suo cross in area è teso e preciso. Abby Wambach brucia la diretta marcatrice, e di testa insacca il 2-1. Il Giappone reagisce, rendendosi via via sempre più insidioso. Al 115′, Kinga si incunea in area, ma Solo esce con i tempi giusti, e Rampone mette in angolo. Dagli sviluppi del corner, un cross beffardo sul primo palo è raccolto da Homare Sawa, che si avventa e colpisce di tacco destro, bruciando il portiere per la rete del 2-2. Una rete di pregevole fattura e importanza vitale, che mette in luce tutto il carattere delle Nipponiche, che non hanno mai ceduto di un centimetro. Dopo una conclusione di Heath messa in angolo, si va ai calci di rigore.

L’ultimo rigore di Saki Kumagai decide il Mondiale 2011

Il Giappone festeggia il Mondiale 2011. [Fonte foto: AFC/Twitter, riportata su Scroll.in]

La serie dei penalties è aperta dagli Stati Uniti, con Boxx che si incarica della prima battuta. La conclusione dell’americana è forte, ma Kaihori respinge con il piede di richiamo. Miyama invece, non fallisce il colpo, segnando un’altra volta. La seconda serie è aperta dal rigore di Carli Lloyd, che però spedisce sopra la traversa. Un errore banale, che dimostra la paura di perdere delle Statunitensi, che per ben due volte hanno accarezzato la vittoria. Solo dà respiro alle sue respingendo il rigore di Nagasato, non brillantissima in questa finale.

Nella terza serie però, gli USA sbagliano ancora, con Kaihori che neutralizza la conclusione di Tobin Heath, mentre Sakaguchi trasforma. Wambach segna il rigore della bandiera, e il penalty decisivo del Mondiale 2011 capita tra i piedi di Saki Kumagai. La giocatrice posiziona il pallone sul dischetto, e alza lo sguardo al cielo. Solo lei può sapere cosa abbia pensato in quei tre secondi di attesa. Molto probabilmente, il pensiero è andato diretto a tutti gli accadimenti degli ultimi mesi, ricordando la sofferenza della propria nazione, e i sacrifici della propria Nazionale. Dagli allenamenti, all’incertezza, agli errori, ai momenti di commozione. Ma il flusso di coscienza è interrotto dal fischio arbitrale. Kumagai prende la rincorsa, conclude fortissimo, e insacca in rete, regalando così il primo titolo Mondiale ad una squadra asiatica. In Giappone, nonostante fosse mattina presto (di poco passate le 6), i numerosi spettatori esplodano letteralmente di gioia. Un’emozione fortissima travolge anche le giocatrici in campo, che raggiungono l’apice della propria carriera. L’anno successivo, gli USA si vendicheranno conquistando l’oro olimpico, ma soprattutto, domineranno la finale del 2015. Ma questa, è un’altra storia.

Sebastiano Moretta

Appassionato di calcio femminile, F1 e ciclismo. Amante della storia dello sport, specialmente quella del calcio femminile.

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