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NIA KÜNZER: IL GOL PIÙ IMPORTANTE DELLA SUA CARRIERA (MONDIALE 2003)

Il difensore tedesco ha segnato una sola rete ai Mondiali, che è valsa la conquista dell'ambito trofeo

Correva l’anno 2003, che a livello sportivo riservava grandi risultati. In quell’anno, l’Italia calcio a 5 maschile trionfava nell’edizione casalinga dell’Europeo, superando 2-1 l’Ucraina in finale. Valentino Rossi vinceva l’ultimo motomondiale con la Honda, e Cipollini superava Binda nelle classifica all time dei vincitori di tappa al Giro (la classifica generale invece, fu appannaggio di Simoni). L’Italia calcistica colonizzava la finale di Manchester, con il Milan che trionfava contro la Juventus ai rigori. Gioia anche per la Germania, che con Michael Schumacher (con la Ferrari), conquistava il sesto mondiale, superando il record di Juan Manuel Fangio. Era anche l’anno della guerra in Iraq, e dell’epidemia di SARS. Sarà proprio quel coronavirus che obbligherà la FIFA a spostare la sede del Mondiale Femminile dalla Cina agli Stati Uniti. L’edizione della Coppa del Mondo, spostata ad inizio autunno, riserverà una finale molto combattuta, nella quale brillerà la stella di Nia Künzer.

Chi è Nia Künzer

Nia Künzer nelle vesti di ospite ad un programma sul calcio tedesco. [Fonte foto: Dortmund, Deutsches Fussballmuseum per la DfB, vietato l’uso della foto nelle sequenze di immagini o di quasi-video]

Nia Tsholofelo Künzer, questo il suo nome completo, nasce in Botswana – nel gennaio del 1980 – da genitori tedeschi, all’insegna degli aiuti umanitari. La madre e il padre, infatti, si erano trasferiti in terra Africana per sviluppare un piano di aiuti. Künzer, il cui primo nome significa Mira (in Swahili) e il secondo Speranza (in Tswana), cresce con un fratello e sette bambini in affido. Dopo il liceo, si dedicherà, assieme al calcio, a lavori sociali per bambini con disabilità. Nel 2008, anno in cui concluderà la propria carriera calcistica, si laurea in Scienze dell’Educazione, in Germania.

La carriera pre-Mondiale

La vita calcistica di Nia Künzer, come scritto anche sul sito del Fußballmuseum, non può essere ridotta ad una sola partita. Già all’epoca infatti, il giovane difensore tedesco stava ottenendo risultati importantissimi con la maglia del 1. FFC Frankfurt, squadra a cui si legherà per tutto l’arco della sua carriera. Prima del mondiale 2003, nel Palmarès della tedesca vi erano già 4 Bundesliga, 5 DfB-Pokal e una UEFA Women’s Cup (così si chiamava la neonata Champions League Femminile).

Germania e Svezia: due cammini simili

Un contrasto tra la capitana tedesca Wiegmann e quella svedese Moström. [Fonte foto: sito ufficiale FIFA]

Al Mondiale 2003, Germania e Svezia ebbero due cammini simili, con alcune differenze. Le Teutoniche dominarono nettamente il Girone C, passando a punteggio pieno, mentre la Svezia passò come seconda classificata nel Girone A, dietro alle statunitensi padroni di casa. Ai Quarti, netto 7-1 della Germania ai danni della Russia, mentre la Svezia eliminò il Brasile di misura (2-1). Stessa situazione in semifinale. 3-0 piuttosto agile delle germaniche ai danni degli USA, vittoria in rimonta – ancora per 2-1 – delle scandinave sulle canadesi. All’Home Depot Center di Carson, a Los Angeles, furono dunque le due europee a sfidarsi per la conquista del Mondiale.

La finale: il primo tempo

Una veduta dell’incontro dalle tribune. [Fonte foto: Flickr, caricata su Wikipedia]

La partita si accese al 25′, allorquando Svensson si liberò di Stegemann e Hingst, ma concluse debolmente con il destro, cosicché il portiere Rottenberg potesse far sfilare tranquillamente il pallone sul fondo. Sul fronte opposto, Wiegmann crossò rasoterra sul primo palo, ove Birgit Prinz si liberò benissimo, e solo la provvidenziale deviazione di una difendente le negò la gioia del gol. Verso la mezz’ora, si rifece viva Svensson, stavolta con un tiro di collo pieno che, per sua sfortuna, si abbassò in ritardo e si spense sulla parte superiore della traversa. Nuovamente sul fronte difensivo, altra deviazione su una conclusione di Prinz: il diagonale della centravanti tedesca uscì così di nulla sfiorando il palo. Al 32′ mancava un netto rigore alle svedesi, per fallo da tergo su Ljungberg. Ancora Prinz attiva in area al 36′: conclusione di destro ben piazzata, fece gli straordinari Jönsson per respingere il tentativo. Si intuisce che a quella partita mancasse solo il gol, che arrivò puntuale al 41′. Ljungberg venne trovata con un filtrante perfetto, l’attaccante nordeuropea controllò, e poi freddò Rottenberg con un diagonale precisissimo.

Il secondo tempo

Ad inizio ripresa arrivò l’immediato pareggio tedesco. Meinert, in area, concluse di destro, Jönsson sfiorò con i piedi ma non riuscì a togliere il pallone dalla porta. L’1-1 generò occasioni da una parte e dall’altra: al 56′ Rottenberg bloccò un tiro di Sjögran, poi Jönsson mandò in angolo una bella conclusione di Wiegmann. Nella fattispecie, ci fu pure un netto atterramento ai danni di Garefrekes, ma l’arbitro, coerentemente con l’episodio del primo tempo, sorvolò. Al 60′, un calcio di punizione dalla sinistra generò una grande mischia in area svedese. Hingst trovò la riposta del portiere, poi Prinz creò un campanile che Törnqvist allontanò prima della linea, e infine ci provò Wiegmann che spedì sul fondo. Passarono una manciata di secondi, e Minnert chiuse Svensson, anticipando pure il proprio portiere, e prendendosi un rischio, fortunatamente (per lei) calcolato.

Poco dopo l’ora di gioco, Wunderlich e Stegemann proposero due conclusioni che terminarono di poco sul fondo, mentre Ljungberg, di testa, staccò bene ma il tiro finì alto sopra la traversa. Al 74′, le Teutoniche produssero un’altra azione insistita, con Meinert che si girò sul destro, ma Jönsson deviò la conclusione contro la traversa e poi in angolo. Dagli sviluppi del corner, Prinz ciccò il pallone, poi Gottschlich trovò una deviazione che le respinse il tiro. Al 79′ la Svezia tornò a premere, prima con Svensson, che però non concluse benissimo agevolando il compito di Wiegmann, poi con Östberg. La centrocampista si propose di testa sul tiro sballato di Ljungberg, ma mandò sull’esterno della rete. L’attaccante svedese ci provò ancora all’83’, ma Rottenberg si fece trovare pronta. All’88’ infine, una conclusione di Svensson uscì di poco sulla sinistra. L’1-1 costrinse l’incontro ai supplementari.

Il supplementare di Nia Künzer

Il gesto atletico che ha deciso il Mondiale 2003. [Fonte foto: DfB]

Nia Künzer, come visto, non rientrava nelle occasioni dell’incontro dei tempi regolamentari. Nei supplementari invece, fu più attiva, costringendo Jönsson ad una respinta nei primi minuti. Al 98′ la svolta decisiva: calcio di punizione sulla trequarti offensiva, nella zona intermedia del campo. Lingor si incaricò della battuta, e mandò in area un pallone morbido con l’interno piede destro. Presso il vertice lungo dell’area di porta, si inserì Künzer, che di testa girò il pallone. La traiettoria scese, e batté Jönsson, che non potè dunque nulla. Il 2-1, per la crudele legge del Golden Goal, sancì la fine dei sogni della Svezia. Per la Germania dunque, ci fu il primo mondiale della storia, tutto grazie ad un difensore che segnerà la sua unica rete nella competizione.

La fine della carriera

Nia Künzer dunque, ha permesso alla Germania di conquistare la finale ai dami della Svezia. Quella rete, sarà il primo “Gol dell’anno” tedesco ad essere assegnato ad una donna. Sarà il punto più alto di una carriera segnata dai diversi infortuni, 4 dei quali al legamento crociato. Ciò non le impedisce di conquistare altre tre Bundesliga, due Coppe di Germania, e altre due Champions League. Nel 2008, dopo il terzo trofeo nella manifestazione per club europea, annuncia il ritiro al calcio giocato. Ora è attiva come commentatrice TV per le partite della Nazionale. Di lei, al Mondiale, resta comunque quella storica realizzazione.

Sebastiano Moretta

Appassionato di calcio femminile, F1 e ciclismo. Amante della storia dello sport, specialmente quella del calcio femminile.

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