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ESCLUSIVA ZEROAZERO: INTERVISTA AD ELISABETTA OLIVIERO, CUORE BLUCERCHIATO

Nata a Pompei (NA) il 18 luglio 1997, Elisabetta Oliviero si è raccontata in esclusiva ai nostri microfoni per narrarci la sua carriera, dai primi calci fino al suo arrivo alla Sampdoria.

Allora Elisabetta, iniziamo col dire che a Genova hai già giocato da piccolina essendo cresciuta nelle giovanili del Molassana Boero in A2 con il quale hai debuttato in prima squadra dal 2012 giocando quasi 100 gare. Cosa rappresenta la città genovese per te?

I primi calci al pallone li davo coi miei fratelli e ho iniziato a giocare come portiere nel Bogliasco, ma vista la mia altezza ho lasciato i pali per diventare giocatrice di movimento.

Per me Genova è casa ed esserci tornata vuol dire tantissimo. Adoro questa città.

Dopodiché arriva il Cuneo, sinonimo di primo gol serie A. Ricordi ancora l’emozione di quel momento?

Il primo gol in A è stato un tripudio di emozioni. Essendo terzino non segno tantissimo, e quando capita gioisco, resto senza fiato ed esulto come non mai. Nel ricoprire il mio ruolo lavoro tantissimo, e ciò che sono ora lo devo molto alle compagne con cui ho giocato come Simona Sodini e Sandy Iannella, leggende del calcio italiano.

Da qui in poi è un susseguirsi di squadre blasonate come Sassuolo, Napoli, Empoli e infine Sampdoria. In particolare con le blucerchiate diventi professionista anche su carta. Senti ancora di più questa responsabilità ora che il professionismo ti avvolge al cento per cento?

In realtà non tanto, perché se non sulla carta, la vita era già in stile da professionista. Ho sempre dedicato le giornate intere al calcio. Certo, sono contentissima di essere professionista a tutti gli effetti perché è un riconoscimento che occorreva fare. Le nostre precedenti atlete hanno lavorato tantissimo per questo momento che finalmente è arrivato.

Perché dopo lo scioglimento della prima squadra dell’Empoli, hai scelto la Sampdoria?

Innanzitutto perché è la maglia più bella del mondo e su questo non ci piove. Inoltre sono cresciuta vicina alla curva blucerchiata dello stadio Marassi. Sono sampdoriana sin da sempre. Non potevo non vestire questi colori.

Sulle spalle porti il 22, c’è un significato particolare dietro a questo numero?

In realtà volevo il 13 oppure il 17 che nella cabala napoletana alludono alla mala sorte. Questi numeri purtroppo erano già stati assegnati, perciò ho pensato al “Pocho” Lavezzi e a Giovanni Di Lorenzo che sono due numeri 22 un po’ pazzi in campo.

In campo agisci come terzino. Pregi e difetti del tuo ruolo in campo?

Sicuramente la linea. È sia un pregio che un difetto. Un pregio perché hai davanti a te tutto il campo e dai poco spazio laterale all’avversaria, ma allo stesso tempo è un difetto proprio perché si è vicini alla parte esterna del campo oltre il quale non si può proseguire.

Torniamo invece nel passato. Che sogni aveva Elisabetta da bambina? Essere già una calciatrice?

Non ricordo bene, forse volevo essere avvocato. Di certo non immaginavo minimamente di diventare una calciatrice professionista. Mi divertivo col pallone e se sono qui è perché ho fatto tutto passo dopo passo senza forzare nulla.

Invece un sogno che oggi vorresti realizzare?

Raggiungere la salvezza con le mie compagne blucerchiate. Non chiedo altro.

Com’è l’aria di Genova intorno alla squadra femminile della Samp?

Mi ritengo fortunata: ho amiche di tifo doriano e alcune sono membri ultras che vivono ogni giorno il mondo Samp. I tifosi ci sono affianco e a Marassi l’hanno dimostrato. Soprattutto ora che noi calciatrici abbiamo bisogno del loro tifo, loro sono ben presenti.

Ormai sei un’icona del calcio femminile italiano. Che consiglio daresti alle bambine che vogliono diventare calciatrici?

Direi di divertirsi sempre e di non giocare con l’ansia. È difficile diventare calciatrici professioniste, ma se si gioca per divertirsi allora tutto risulterà più semplice.

La nostra redazione ringrazia Elisabetta per questa intervista augurandole il meglio con i colori blucerchiati. Un sentito ringraziamento va anche all’addetto stampa Matteo Storace e all’intera società sampdoriana con l’augurio di un buon proseguimento di stagione nella massima serie italiana.

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