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Milan: La rinascita di Jovic

Le critiche sono alle spalle. Il talento di Jovic al Milan è indiscutibile, ma qualche volta se ne dimentica. Ecco la sua rinascita

Luka Jovic è protetto da Dike, dea della giustizia, colei che nell’antica Grecia assicurava l’equità. Il serbo è un caso spinoso al Milan. Ha talento, ma a volte se ne dimentica, così ogni tanto c’è chi decide per lui.

Stavolta la dea ha scelto il primo martedì del nuovo anno per regalargli una serata da trascinatore.

L’ennesima degli ultimi trenta giorni: doppietta contro il Cagliari undici mesi dopo l’ultimo uno-due, realizzato in Conference League con la Fiorentina.

Lui che tra l’altro, da quando è al Milan, ha già vissuto un paio di vite diverse: la prima è finita il 2 dicembre, gol e assist contro il Frosinone. Un gancio alla pigrizia dopo quattro mesi ombrosi senz’arte né parte. Da lì non si è più fermato.

Uno schiaffo all’Atalanta, un altro alla Salernitana e altri due al Cagliari, nel 4-1 con cui Pioli ha arpionato i quarti di Coppa Italia

Jovic è il deus ex machine che non ti aspetti. Il risolutore col Milan nel destino. Suo papà si chiama Milan, appunto, e da quando il figlio è planato sul mondo rossonero gli ripete sempre la stessa cosa:

“Lavora, lavora e lavora. Sei dove volevi essere”.

Milan’s Luka Jović celebrates after goal 2-2 during the Italian Serie A soccer match Atalanta BC vs AC Milan at Gewiss Stadium in Bergamo, Italy, 09 December 2023. ANSA/MICHELE MARAVIGLIA

E ora la punta lo rende orgoglioso: cinque gol nelle ultime sette partite. Pioli si frega le mani:

“Luka ha grandi qualità, deve crederci ancora di più. Quando è arrivato non era in condizione, ora sta bene fisicamente e mentalmente, deve continuare con queste ambizioni”.

Le stesse di un bomber che da ragazzino dormiva sotto le stelle, fuori dal centro sportivo della Stella Rossa.

Accanto a lui c’era suo padre, rannicchiato sul sedile. A quei tempi gli diceva ciò che ama ripetergli Pioli dopo ogni partita, cioè di lottare fino alla fine.

L’anno scorso ha segnato 13 reti in maglia viola, salvo poi lasciare il Franchi senza rimpianti e con una polemica verso Italiano, reo – secondo il serbo – di non averlo impiegato abbastanza.

Ora è nel suo momento migliore. E in carriera ha vinto già una coppa nazionale con l’Eintracht Francoforte.

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