QUANDO UNA DONNA NON È MAI LIBERA, IL CASO DELLA PRIMAVERA DELLA ROMA
Revenge porn che costa il posto alla vittima, l'assurdo mondo al contrario
Open e IlFattoQuotidiano squarciano la giornata con la pubblicazione di una notizia che definire vergognosa è dir poco. Una dipendente dell’AS Roma (il cui nome non è stato rivelato per tutela della privacy) è stata licenziata per colpa di un calciatore della Primavera. Tale giocatore – anche qui nome omesso per privacy – ha chiesto il telefono alla dipendente per una telefonata al proprio procuratore. Nel chiamare, ha notato un video girato durante un rapporto sessuale. Il giovane ha così pensato di inviarsi il video per poi farlo girare nella chat della squadra. Da lì, in un’escalation, è arrivato ai piani alti della società, che al termine delle indagini ha pensato bene non di punire il calciatore, bensì la vittima.
Le domande da porsi
La prima domanda che viene spontaneo porsi è la seguente: come mai, per chiamare un procuratore, il calciatore si è trovato quel video? Un tocco distratto sul touchscreen? Gallery sfortunatamente (per la vittima) già aperta? Curiosità infantile per aver notato una risposta “piccante” in una chat? O una ricerca specifica di qualcosa da mandare agli amici? Le prime tre ipotesi non giustificherebbero né scagionerebbero il giovane giocatore, l’ultima aggraverebbe ulteriormente la sua posizione.
La seconda è: perché deve pagare sempre la vittima? Una volta accertata la colpevolezza del ragazzo (che si dice abbia confessato “in lacrime”) non si è proceduto a prendere provvedimenti? Le lacrime non sono sempre una giustificazione per ammorbidire o escludere la pena. Potrebbero essere stati sicuramente sensi di colpa, ma anche preoccupazione per la propria carriera (e non per quella della dipendente).
Nel 2024, con tutti gli studi sociali effettuati, questi eventi non si possono più catalogare come “bravate” o “ragazzate”. Soprattutto se come conseguenza impattano seriamente sulla reputazione o (peggio) sulla carriera di una persona. Specialmente se la vittima lavorava con professionalità “da circa 10 anni“.
La riflessione che bisogna fare
La questione che il caso della Roma Primavera solleva, è che una donna, nel 2024, non è ancora libera di poter vivere la propria vita intima e sessuale. Una situazione vergognosa. L’altra questione ovviamente, invece che punire uomini e ragazzi, si pensa a punire la vittima. Queste società poi si riempiono la bocca di belle parole per il calcio femminile, l’8 marzo e il 25 novembre. I fatti poi, dimostrano ben altro.
Il caso non può lasciare indifferenti , né ridurre tutto ad una “bravata”. Queste società operano sul territorio, hanno un blasone, e stanno costruendo la propria storia cercando anche di investire per l’uguaglianza. Soprattutto nel caso della Roma, hanno messo in piedi anche una bella realtà di calcio femminile. Ma come si può parlare di uguaglianza ed investire per il bene del movimento e delle giovani donne, se poi – agli atti – il comportamento in caso di revenge porn tutela chi ha sbagliato?
Per il bene di tutti e tutte
Quindi, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, e che la giustizia sia effettivamente tale, ci auguriamo intanto che eventi del genere non si ripetano più. Una donna deve essere libera – esattamente quanto l’uomo – di avere nella propria galleria foto o video che la ritraggano in intimità, senza paura che tali foto vengano divulgate. E che le società che tanto si vantano di essere “dalla parte delle donne“, lo dimostrino con i fatti e non con le parole.
La giovane età non deve essere un metodo per scagionare i colpevoli. Anzi, serve proprio per spiegare come quegli atteggiamenti e quei comportamenti siano sbagliati, in modo che in futuro non ne compia più. Lasciar correre, non fa che peggiorare la situazione.
I giovani ragazzi di oggi sono gli adulti del domani. Se non vengono educati, in futuro si comporteranno anche peggio. E soprattutto, potrebbero a loro volta sostenere ambienti e situazioni simili, in cui la donna viene vista come un oggetto. Il caso della Roma Primavera deve aprire una riflessione a tutto tondo nel mondo calcistico. Perché le molestie e le vendette non sono sempre visibili. Ci sono sicuramente altre donne che stanno soffrendo in silenzio. Aiutiamole, invece di prendercela con loro.